Dopo il successo travolgente di Chicago, per Kamala Harris inizia una nuova, decisiva fase nella corsa verso la Casa Bianca. La vicepresidente americana cerca di sfruttare lo slancio della Convention democratica, il vantaggio nei sondaggi e il fiume di donazioni raccolte da quando è scesa in campo, ma allo stesso tempo deve concentrarsi sulla concretezza, soprattutto in vista del dibattito televisivo del 10 settembre contro Donald Trump. Una prova fondamentale che Harris non può sbagliare, e in cui dovrà spiegare come ha intenzione di finanziare le iniziative che promette di portare avanti, a partire dal taglio delle tasse alla classe media «a beneficio di oltre 100 milioni di americani», il divieto federale alle grandi aziende alimentari di aumentare il costo dei loro prodotti oltre una certa soglia, i tre milioni di nuove case e lo stop al caro affitti.
Harris sa bene che d'ora in poi si troverà ad affrontare una pressione crescente per spiegare in modo più dettagliato come intende affrontare i maggiori problemi che affliggono il Paese, tra cui immigrazione, cambiamenti climatici, violenza armata e criminalità. E le verrà chiesto di articolare la sua politica estera.
Intanto, la candidata dem ha vinto la battaglia dell'audience contro Trump: il suo discorso di accettazione della nomination ha attirato una media di 28,9 milioni di spettatori sulla televisione via cavo, secondo i dati Nielsen, circa 500mila in più rispetto a quelli sintonizzatisi per ascoltare l'ex presidente. La kermesse dell'Asinello ha conquistato una media di 3 milioni di spettatori in più rispetto a quella del Gop, con circa 200mila spettatori in più rispetto al 2020 (quando la Convention fu virtuale a causa del Covid), ma 8,2 milioni in meno rispetto al 2016, quando 30 milioni di persone videro l'ex segretaria di Stato Hillary Clinton diventare la prima donna ad accettare la nomination presidenziale di uno dei due partiti principali.
Per quanto riguarda la tabella di marcia dei prossimi mesi, ci sono campi di battaglia che i democratici avevano praticamente accantonato durante la campagna di Joe Biden che sono improvvisamente tornati competitivi. North Carolina, Nevada, Arizona e Georgia non sono un sogno impossibile, oltre agli stati in bilico solitamente più inclini ai dem come Wisconsin, Michigan e Pennsylvania. Harris è pronta a recarsi in Georgia la prossima settimana, hanno detto i suoi assistenti, insieme a un numero limitato di altre tappe. Nei prossimi 14 giorni infatti, secondo la Cnn, la vice presidente ha intenzione di ridurre i viaggi per concentrarsi sulla preparazione del confronto con il rivale repubblicano, l'unico sinora in programma (mentre il 1° ottobre sarà la volta dei due vice, JD Vance e Tim Walz). Ogni giorno si dedica a familiarizzare con il curriculum di Trump (e con le sue dichiarazioni), consapevole che anche un solo errore potrebbe invertire la dinamica della corsa.
«Sarà una gara estremamente serrata», ammette Jen O'Malley Dillon, presidente della campagna di Harris. La quale sta cercando di presentarsi come la candidata del cambiamento, nonostante la sua carica di numero due di Biden e il suo curriculum nell'attuale amministrazione.
E cerca di conquistare terreno anche a colpi di spot: il suo team ha acquistato quasi 400 milioni di dollari in annunci pubblicitari fino all'autunno, nel tentativo sia di presentare la sua agenda, sia di togliere visibilità a Trump.
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