Noam Benjamin
Berlino Un incontro per scongelare rapporti rimasti a lungo nel freezer. Martedì Angela Merkel è volata a Sochi dove a riceverla c'era il presidente russo Vladimir Putin. I due leader non si vedevano da due anni. Senza troppo chinare il capo, Merkel si è scrollata di dosso il ruolo di sentinella anti-russa che Barack Obama le aveva assegnato. Le elezioni sono dietro l'angolo e la cancelliera non può farsi sfilare il rapporto con Mosca dai socialdemocratici. Obama, poi, non c'è più; il rapporto con Trump va male, e quello con la Turchia di Erdogan peggio: è tempo per Berlino di uscire dall'isolamento. «La Russia è naturalmente un partner importante», ha detto Merkel. La cancelliera ha anche auspicato che l'attuazione degli accordi di Minsk possa portare presto alla fine delle sanzioni contro la Russia; misure che, per inciso, danneggiano più la Germania degli Stati Uniti, che le proposero.
Il sole splendente su Sochi e il cambio di registro sulle sanzioni non hanno però impedito a Merkel di bacchettare Putin: il Cremlino è ritenuto il mandante di una serie di cyber-attacchi a siti istituzionali tedeschi e il responsabile della diffusione di fake news atte ad agitare la nutrita comunità russa residente in Germania. Rispondendo a una domanda sulla possibilità che la Russia inquini le prossime elezioni nella Repubblica federale, Merkel ha risposto: «Non sono una che si impressiona tanto facilmente». E mentre la cancelliera spiegava che il suo paese sarebbe pronto a reagire, un Putin respingeva le accuse come «chiacchiere» che lasciano il tempo che trovano. «Noi non interferiamo con la vita politica di nessuno né vogliamo che si interferisca con la nostra». Sorda da quell'orecchio, la cancelliera ha invece chiesto allo zar di «usare la sua influenza» per proteggere i gay nella Cecenia islamica, osservando anche che gli oppositori del governo russo dovrebbero avere il diritto di manifestare sotto al Cremlino senza essere arrestati.
Meno male che la nostra polizia «è più liberale» di quella in tanti paesi europei, dove le dimostrazioni sono disperse con gas e manganelli, le ha risposto Putin. Il ghiaccio resta ma è rotto: a completare l'opera saranno nelle prossime settimane il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel e il presidente federale Frank-Walter Steinmeier, entrambi attesi in Russia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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