"Ora sta cercando un incidente". La soffiata che fa tremare Conte

Si accende il dietro le quinte della maggioranza in vista del voto del 9 dicembre. E spunta un avvertimento chiaro...

"Ora sta cercando un incidente". La soffiata che fa tremare Conte

Con l'avvicinarsi del voto sul Mes, previsto per mercoledì 9 dicembre, comincia a salire la tensione all'interno della maggioranza giallorossa. Fortissimo il timore che stavolta il governo possa non salvarsi come invece è riuscito a fare sino ad ora, nonostante le numerose difficoltà. Duro lo scontro di ieri, tanto per citare uno dei tanti dissapori che si sono verificati all'interno della maggioranza, fra il capo politico dei 5Stelle Vito Crimi ed il leader di Italia Viva Matteo Renzi, ospiti entrambi a Live In di Sky Tg24. Argomento del botta e risposta, proprio il Meccanismo europeo di stabilità.

Secondo quanto riferisce LaStampa, che ha riportato alcune voci di corridoio, Renzi starebbe in effetti "dicendo in giro che è sua intenzione chiudere l'esperienza di questo governo e farne un altro". E ancora: "Lo dico a te Dario e a Nicola: la battaglia sul Mes va fatta fino in fondo". Si parla addirittura di un "Renzi che soffia sul fuoco e cerca l'incidente". Con il centrodestra compatto e pronto a votare "No", il premier Giuseppe Conte, dunque, non dovrebbe temere solo la fronda grillina contraria al Fondo salva-Stati, ma anche Italia Viva. Da qui gli avvertimenti, neppure tanto velati, all'ex sindaco di Firenze, pronto ad alimentare le fiamme del malcontento pentastellato con lo scopo di far cadere il governo ma senza la necessità successiva di tornare alle urne. "Se Matteo crede che non si vada a votare sbaglia. Il Pd di certo non si siede al tavolo a fare altri pasticci", ha dichiarato il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia. Dello stesso avviso anche Dario Franceschini, che ritiene improbabile la formazione di un nuovo governo senza il passaggio dalle urne, in caso di caduta di Conte. Il Partito democratico, del resto, pur appoggiando il premier ed essendo favorevole al Mes, non disdegnerebbe la possibilità di tornare al voto e liberarsi una volta per tutte dell'ex segretario Renzi.

Voto anticipato in caso di crisi, dunque? Non si esclude. Certo, è possibile che mercoledì tutto si risolva ancora una volta a favore dell'attuale esecutivo e che il governo, increbilmente, regga. Tanti sono certi del fatto che la riforma del Mes in Ue venga approvata. Ed in effetti, quanti sarebbero pronti a scommettere su un rigurgito di coscienza e coerenza con le proprie idee e con quanto promesso agli elettori da parte di chi spergiurava che mai e poi mai avrebbe fatto un'alleanza di governo col "partito di Bibbiano"? Troppo forte l'attrazione gravitazionale esercitata dalle poltrone sui grillini, che hanno più volte superato le loro posizioni dichiaratamente rigide ed immutabili per evitare lo sgambetto agli alleati dem ed al conduttore del gioco dei Dpcm Giuseppe Conte. Vedremo cosa farà quella fronda di deputati e senatori pentastellati che in una lettera indirizzata alla dirigenza aveva dettagliatamente ribadito il perché delle ragioni del "No" al Mes, ricordando ai colleghi le posizioni espresse sui principali canali di comunicazione del Movimento ed accolte dalla base. Resta dunque da vedere se l'invito a votare compatti verso le posizioni espresse da parte dei firmatari cadrà nel vuoto o meno.

Fronde interne a parte, tuttavia, è proprio colui che aveva dichiarato prima della sconfitta referendaria del 2016 "Se perdo vado a casa, non sono come gli altri", a spaventare i giallorossi. Rendere la soluzione fortemente indigesta ai grillini parrebbe essere la via maestra da percorrere per costringerli a votare No.

Il "pompiere" Luigi Di Maio ha cercato di spegnere sul nascere le fiamme di una possibile scissione interna relativamente alla questione Mes, spiegando che il sedicente avvocato del popolo è l'uomo giusto per andare avanti:"Non diamo il fianco a chi vuole sostituire Conte, se lo perdiamo, un altro come lui non lo troviamo". A queste parole, tuttavia, Di Maio ed alcuni dei principali membri del governo giallorosso sarebbero stati sommersi di "vaffa*****" da alcuni dei più fedeli alle idee originarie del movimento. "I gruppi M5s sono arrabbiati con il governo che non li coinvolge e a molti di loro non fa paura andare a casa", avrebbe dichiarato un dirigente grillino, come riferisce ancora La Stampa.

Le parole di Delrio

Sulla questione si è espresso anche il capogruppo Pd Graziano Delrio: "So che i capi politici del Movimento, Di Maio e Crimi, stanno lavorando responsabilmente per recuperare il dissenso interno", ha dichiarato l'ex ministro in un'intervista su Repubblica. "Io voglio dire chiaramente che questa prova non ha un appello. Il Pd è entrato in coalizione per modificare la collocazione dell'Italia e recuperare appieno la sua vocazione europeista. Se ci fosse uno stop sul percorso che noi riteniamo fondamentale e che tanti benefici ha portato al Paese, ecco, se ci fosse un ritorno al Conte uno, allora è evidente che non avrebbe più senso portare avanti questa esperienza".

Secondo Delrio, a differenza di quanto sostenuto da Renzi, le conseguenze relative ad una eventuale sconfitta dell'esecutivo sul Mes non sarebbero tanto le dimissioni di Conte, quanto il crollo del castello di carte giallorosso. "Il problema non sarebbe il premier, peraltro non votato direttamente ma indicato dalla forze politiche, bensì il governo, che non può essere il fine ma il mezzo per realizzare le cose. Le alleanze si fanno per raggiungere degli obiettivi", puntualizza l'ex ministro. "Il Pd c'è se gli obiettivi sono chiari e si lavora per centrarli: l'europeismo per noi è irrinunciabile. Abbiamo trattato un anno con l'Europa per giungere a questa stesura della riforma del Mes, se poi in Italia non l'approviamo, le istituzioni repubblicane perderanno la loro credibilità, la perdiamo tutti. Su questo non si scherza".

Delrio ricorda il rispetto dei patti con gli alleati da parte del suo partito, specie per la questione relativa al taglio dei parlamentari, una riforma accompagnata da caroselli e trionfalismi grillini: "Abbiamo detto sì ma a patto che venissero portate avanti le riforme collegate. Ora però quei nodi vanno risolti definitivamente, nei tempi e nei modi giusti".

La minaccia del ritorno alle urne, proprio quella che ha tolto il sonno ai pentastellati, in caduta libera dalle consultazioni elettorali seguite alle politiche del 2018, resta forte.

Oppure si tratta di uno spauracchio? Delrio così commenta il monito del Quirinale: "Dobbiamo solo ringraziare il Quirinale per il ruolo che sta svolgendo. Credo che il messaggio sia che non si possono aprire crisi al buio. È un invito al senso di responsabilità di tutti. E sono totalmente in linea col Colle".

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