Non c'era bisogno che ce lo confermasse, ma lo ha fatto. La scuola oggi riparte dopo la chiusura a marzo - a Vo' per l'inaugurazione ci saranno il presidente Sergio Mattarella e la ministra Lucia Azzolina - e lo fa in mezzo a tante difficoltà e ritardi. Confessati apertamente dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ieri in diretta Facebook, ha pubblicato un breve videomessaggio per dire che «sarà un momento di intensa emozione. Un'emozione da capo di un governo che ha lavorato al rientro in classe in sicurezza, ma anche da padre di un figlio che ritornerà tra i banchi».
E qui colleziona la prima figuraccia. Dopo aver annullato l'intervento a Domenica In (a seguito della sommossa delle opposizioni, contrarie alla sua partecipazione al programma Rai ad una settimana dal voto), «l'avvocato del popolo» è stato smentito dalla preside della scuola nel quartiere Prati a Roma, frequentata dal figlio Niccolò, studente di terza media. In quella scuola ci sono poche aule disponibili e pochi insegnanti, per non parlare della questione banchi. Una situazione tale da mettere in discussione persino l'orario di inizio delle lezioni. La preside scrive una lettera: «Non sono arrivati i banchi monoposto, neppure quelli che abbiamo ordinato in luglio. Abbiamo ancora troppe cattedre libere per cui dovremo limitare le ore di lezione. Devono essere nominati molti docenti di sostegno». Ma Conte dice nel video che accompagnerà tranquillamente il figlio a scuola. «Non posso darvi garanzie di pieno funzionamento, almeno in queste prime settimane», dice ancora la dirigente scolastica.
Seduto sulla sua scrivania, ammette che «ci saranno difficoltà, disagi, soprattutto all'inizio ma saremo con tutti voi, al vostro fianco e continueremo a esserlo». «Noi lo diciamo da mesi e il governo lo ha sempre negato. La Azzolina anzi ha assicurato che per la riapertura è tutto sotto controllo. Dunque, Conte ha smentito la ministra», dice la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini. Seconda figuraccia. A sua volta la Azzolina smentisce Conte che, rivolgendosi ai ragazzi, dice: «Dovrete fare la vostra parte, dovete impegnarvi a rispettare le regole di cautela». Salvo poi la sua ministra affermare che «sarà consentito indossare le mascherine anche quando sono seduti al banco». Un aspetto che, ascoltando le parole di Conte, avevamo dato per scontato, ma che invece così non è. Terza figuraccia. «Da Conte e dalla Azzolina continua la fiera dell'ipocrisia: i disagi di questi giorni non dipendono dalle carenze strutturali ma dall'incapacità del governo», twitta Mariastella Gelmini, capogruppo FI alla Camera. Ma Conte scarica le colpe, sulle negligenze dei governi precedenti, non certo sulle sue: «La scuola sconta carenze strutturali che si trascinano da anni aggravate dall'attuale pandemia». «Non basta certo un'ammissione tardiva a giustificare gli errori e i ritardi accumulati. Perché è vero che ogni anno ci sono state difficoltà a rimettere in moto la scuola, ma mai un governo aveva avuto sei mesi di tempo per preparare la riapertura, e Conte e la Azzolina li hanno malamente sprecati», replica ancora la Bernini. Il premier si rivolge, infine, ai dirigenti e al personale scolastico: «In questi mesi non vi siete fermati un attimo per essere pronti per la riapertura».
Ma tralascia di sottolineare che se oggi la scuola riapre non è certo per merito del governo, ma dell'abnegazione dei tanti sindaci, insegnanti, operatori scolastici e presidi che si sono impegnati affinché le scuole fossero messe a norma.
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