Che Roma fosse la città dei sette colli lo sapevano pure i grillini. Ma Virginia Raggi probabilmente non si aspettava di scoprire così presto che la strada per rimanere al Campidoglio sarebbe stata ben più ripida di quella percorsa per arrivarci. Sconfiggere alle urne Giachetti non è stato poi così difficile. Ma nascondere sotto il tappeto inesperienza e debolezze politiche è molto più complesso.
"Sono tranquilla. Ho rispettato le procedure. Risponderò a tutte le domande che la Procura mi vorrà fare", ripete la Raggi ai giornalisti dopo l'invito a comparire in procura. Il problema è che i vertici del M5S si aspettavano l'accusa di abuso d'ufficio, ma quella di falso è un'ipotesi di reato cui non erano affatto preparati. E questo li mette in imbarazzo.
Virginia Raggi è "colpevole" di aver commesso uno dei più grandi peccati secondo il regolamento grillino: dire mezze verità. Per questo Grillo sarebbe furibondo. Dopo la notizia di ieri sull'indagine a carico del sindaco, il comico non avrebbe retto più. E secondo quanto scrive il Corriere, la telefonata con Virginia è stata drammatica. Per lei.
Immaginatevi la scena. Virginia entra in ufficio, racconta il Corriere, e sente squillare il telefono. Dall'altra parte dello smartphone c'è Grillo in persona e la cornetta scotta già prima dell'inizio della conversazione. Chi era presente dice che il comico abbia scaricato addosso al sindaco pentastellato una valanga di rimproveri poco cordiali. Fino a chiudere la chiamata con un urlo: "Mi hai ingannatooooo!".
La frattura ormai sembra insanabile, ed è probabile sia così. Anche se oggi Grillo dal suo Blog smentisce punto per punto la ricostruzione della chiamata. "Lei è serena e io non posso che esserle vicino in un momento che umanamente capisco essere molto difficile - scrive - I giornalisti del Corriere della Sera sono molto male informati o volutamente disinformati". Poi aggiunge: "La ricostruzione della telefonata pubblicata oggi è totalmente falsa, nonché ridicola. Altro che post verità, siamo arrivati alla fantanotizia, alla fake news come sistema. Valuterò con i miei avvocati l'ipotesi di una querela e pretendo un'immediata rettifica via web".
Di certo ci sono le difficoltà incontrate in questi mesi. Virginia a luglio voleva Raffaele Marra al suo fianco a tutti i costi come vicecapo di gabinetto. L'hanno pregata di non farlo, tra veleni interni e accuse di aver "infettato il M5S". Lo mise allora a capo del personale, raggiungendo un traballante accordo. "Se va via Raffaele vado via pure io", disse. Poi però spunta la nomina del fratello Renato, dalla municipale a responsabile del Turismo. Bel salto. La Raggi all'Anticorruzione aveva detto di aver deciso in totale autonomia, ma dai messaggi WhatsApp ottenuti dalla procura risulterebbe (e ripeto, risulterebbe) che la sindaca abbia scritto a Raffaele: "Si è liberato il posto di responsabile del Turismo, fai la domanda". Insomma, Marra avrebbe saputo tutto. Con la possibilità, forse, di indirizzare la nomina. La storia successiva è poi nota: l'arresto di Raffaele e quelle poco credibili scuse della Raggi sputate addosso ai giornalisti in una finta conferenza stampa: "Marra? È solo uno dei 23mila dipendenti comunali".
Cosa succederà adesso? Non si sa.
La sentenza della Consulta arrivata nella serata di ieri ha tolto un po' dal fuoco le castagne della Raggi. La palla ora passa alla procura: più rapido sarà il percorso verso il processo, più breve potrebbe essere la storia politica del primo grillino al Campidoglio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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