Una furia quasi maniacale per cercare di incastrare la Lega, un comportamento al limite dell'ossessivo-compulsivo. Nelle nuove carte trasmesse dalla Procura di Perugia al Parlamento, emerge in modo sconcertante l'accanimento con cui Pasquale Striano, il tenente-spione in servizio alla Procura nazionale antimafia, ha compilato dossier illeciti a carico del partito di Matteo Salvini. Chi ha potuto leggere le carte, parla di decine di esponenti della Lega e di società nell'orbita del partito messe sotto tiro dal finanziere. Per ognuno degli obiettivi, e questo è l'aspetto più inspiegabile, vengono effettuate decine e a volte centinaia di accessi illeciti. Un totale di migliaia di file sottratti alle banche dati cui Striano aveva accesso.
È il risultato del lavoro di scavo in profondità compiuto dalla Procura di Perugia su tutte le attrezzature informatiche in uso a Striano. Nella prima fase dell'indagine a venire alla luce era stata solo una prima parte degli accessi compiuti dall'ufficiale sugli esponenti di vertici del Carroccio, come i tesorieri Di Rubba e Manzoni. Dai computer del finanziere, il materiale veniva girato direttamente ai giornalisti amici nelle redazioni dell'Espresso e poi del Domani. Già allora era abbastanza chiaro che la solerzia di Striano andava ben aldilà del rapporto consueto tra fonte e giornalisti. Ma la Lega appariva come una delle tante vittime delle attenzioni di Striano.
Ora, davanti a quanto contenuto nelle diecimila pagine inviate da Cantone alla Procura nazionale antimafia, il sospetto diventa una certezza. Striano ha lavorato per mesi e mesi al confezionamento dei dossier sulla Lega, e solo una minima parte dei documenti accumulati è stata passata ai giornalisti. Non si parla più di favori agli amici, ma di un ordine preciso, ricevuto dall'alto ed eseguito con scrupolo.
«Troppi episodi gravissimi e dal sapore eversivo», li aveva definiti la Lega, quando ancora era solo la prima parte degli accessi ad essere nota. Ora lo scenario si fa ancora più grave. E si capisce perché tre giorni fa Matteo Salvini abbia lanciato al richiesta di una commissione parlamentare d'inchiesta sul «caso dossier»: proposta già avanzata in primavera dal ministro della Giustizia Carlo Nordio senza successo. Ma forse Nordio ci aveva visto giusto.
A scavare, nel frattempo, sta provvedendo la Commissione Antimafia, che ormai da due settimane ha a disposizione le diecimila pagine allegate da Cantone alla richiesta di arresto per Striano e per il suo ex capo Antonio Laudati. Proprio oggi, l'Antimafia è attesa ad un passaggio importante: l'audizione di Giovanni Russo, attualmente capo del dipartimento penitenziario, ma all'epoca dei dossier in servizio alla Dna.
Russo è in questo momento sotto tiro da parte del Movimento 5 Stelle («su tutto il lavoro di Laudati vi era il controllo e la vigilanza di Russo»), che lo prende di mira per togliere l'attenzione da Federico Cafiero de Raho, che della Dna era il capo, e che oggi è deputato grillino nonchè vicepresidente dell'Antimafia. Cafiero si rifiuta di farsi da parte, e così oggi potrebbe presenziare all'interrogatorio del suo ex collega Russo. A meno che, se non altro per galateo istituzionale, non decida di avere altri impegni.
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