Torna in piazza il Brasile, con proteste in oltre 200 città contro le politiche del governo di Jair Bolsonaro. Quasi ovunque manifestazioni pacifiche, con migliaia di persone, in gran parte giovani, che hanno scandito slogan contro il presidente. Unica eccezione Recife, la capitale dello stato del Pernambuco terra dell'ex presidente Lula, il quale ha mantenuto un basso profilo e non le ha appoggiate pubblicamente. Qui la polizia ha caricato i manifestanti con lacrimogeni e proiettili di gomma che hanno causato decine di feriti. Sul banco degli imputati in tutte le proteste sono stati Bolsonaro e alcuni ministri in testa l'ex responsabile della Salute, il generale Eduardo Pazuello, al centro di una Commissione parlamentare d'inchiesta (Cpi) che si preannuncia bollente - e la sua gestione della pandemia, che ha lasciato 460mila morti nel Paese del samba e che minaccia di intensificarsi nelle prossime settimane, quando inizierà l'inverno in Brasile, già in piena terza ondata.
Nel centro di Rio circa 10mila persone della sinistra e dei movimenti studenteschi hanno sfilato gridando «Fuori Bolsonaro», «Bolsonaro genocida», «Vaccino subito» e «Fuori Bolsovirus». 80mila secondo gli organizzatori i manifestanti che hanno riempito invece l'Avenida Paulista, simbolo della capitale economica del Sudamerica, San Paolo. «Siamo in strada per difendere vite. Non aspetteremo seduti le elezioni presidenziali del 2022 e la manifestazione di ieri è stata solo l'inizio» ha dichiarato Guilherme Boulos, leader del Movimento dei Lavoratori Senza Tetto (Mtst). Già candidato alla presidenza del Psol, partito nato da una scissione «a sinistra» del Pt di Lula, Boulos a San Paolo sta togliendo spazio da sinistra proprio a Lula. «Dobbiamo fermare questo governo». E ancora «Bolsonaro è un genocida. È un assassino, non si rende conto del disastro che sta causando», questi solo alcuni dei commenti dei manifestanti di San Paolo, i più agguerriti.
Proteste anche a Salvador e a Belo Horizonte, con persone travestite da scheletri con la testa di Bolsonaro, in una mano la falce della morte e una bottiglia di clorochina nell'altra. A Brasilia si è registrata la più folta manifestazione da inizio pandemia che ha raggiunto il Parlamento, dove sono già 117 le richieste di impeachment contro il presidente. La protesta qui è arrivata dopo due manifestazioni di sostegno al governo indette dallo stesso Bolsonaro nei due precedenti fine settimana, in risposta alla sua perdita di popolarità, scesa al minimo storico del 24%, secondo l'ultimo sondaggio di Datafolha. Inoltre, il 49% dei brasiliani sarebbe favorevole all'impeachment, mentre il 46% è contrario, con l'ex presidente Lula come il gran favorito per vincere le presidenziali del 2022.
Per molti degli organizzatori ieri sono andate infatti in scena le prove generali di un anno elettorale, il prossimo, che si preannuncia bollente. Soprattutto per i sindacati ed i movimenti sociali vicini al Partito dei lavoratori (PT) di Lula e allo PSOL di Boulos. «Bolsonaro ha detto che era una semplice influenza e ha inventato la storia della clorochina. È un ignorante. L'unica cura possibile è vaccinare la popolazione», ha dichiarato Lula.
Nel gennaio scorso c'erano state sì carovane di auto, con manifestanti appartenenti a gruppi sia di destra sia di sinistra, che avevano sfilato per chiedere l'impeachment di Bolsonaro, ma le proteste di ieri hanno avuto un valore simbolico senza precedenti. In strada sono scese, infatti, quelle frange della società dimenticate nel Brasile di oggi, ovvero poveri, precari e movimenti di rivendicazione della terra.
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