Riparte la stretta sui clandestini. Nel giorno in cui la Casa Bianca avvia l'operazione di espulsione di massa di migranti dagli Usa e la Francia fa a pezzi la circolare Valls, negando qualsiasi automatismo sulla regolarizzazione dei sans-papier, il pattugliatore della Marina Militare Cassiopea è nelle acque vicino a Lampedusa pronto a caricare migranti da trasferire nei centri di Shengjin e poi Gjader in Albania dopo un primo screening sommario con una verifica delle loro condizioni. Riparte il protocollo con Albania, vanificato finora dalle sentenze delle sezioni Immigrazione che a ottobre e novembre bocciarono il trattenimento di 20 richiedenti asilo portati nei centri di Shengjin e poi Gjader. Nel 2024 gli sbarchi sono calati a 66mila da 157mila del 2023. Nei primi 24 giorni del 2025 sono sbarcate 1.742 persone, in aumento dalle 1.298 dello stesso periodo del 2024.
In teoria il protocollo che scatta quando navi militari, motovedette della Guardia costiera o della Guardia di finanza intercettano in acque internazionali imbarcazioni con migranti diretti verso l'Italia, sarebbe dovuto partire l'11 gennaio, data in cui è entrato in vigore dopo l'ok del Parlamento il Decreto flussi, che ha riscritto l'elenco dei Paesi sicuri in cui rimpatriare i migranti maschi, maggiorenni e in buona salute. La norma assegna anche la competenza alle Corti d'appello - non più alle Sezioni immigrazione - sulla procedura di rimpatrio accelerato dei migranti intercettati cui non viene riconosciuto lo status di rifugiato per evitare conflitti con una parte della magistratura più ideologica che continua a interpretare in modo distonico la sentenza della Corte di Giustizia europea - oggetto di una pronuncia interpretativa attesa tra febbraio e marzo - e della recente sentenza della Cassazione, che ha riconosciuto al governo il diritto di stabilire un regime differenziato delle domande di asilo per chi proviene da Paesi designati come sicuri, dando altresì facoltà al giudice di ritenerla erronea solo sulla base di una adeguata istruttoria sul singolo immigrato senza diritto d'asilo, non con sentenze fotocopia basate su una generica valutazione erga omnes.
La magistratura ha già alzato le barricate, spostando alle Corti d'Appello i giudici delle Sezioni Immigrazione, come a vanificare la lotta all'immigrazione clandestina e l'intesa con Tirana. L'idea degli hotspot extra Ue potrebbe avere una cornice giuridica europea secondo la presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen. Ieri davanti al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che l'ha incontrata al Viminale, la commissaria Ue per il Mediterraneo Dubravka uica ha definito l'accordo Italia-Albania «una delle idee innovative che avrebbe potuto aiutare non solo l'Italia, ma anche altri Paesi». «Il Mediterraneo ha una importanza strategica essenziale, l'Italia gioca un ruolo centrale per il contrasto ai flussi migratori irregolari», ha sottolineato il ministro. Con il premier Giorgia Meloni il commissario Ue uica ha invece discusso di «partenariati con le Nazioni del Mediterraneo sul modello delle intese già avviate con Tunisia e Egitto su sviluppo, energia, sicurezza e gestione del fenomeno migratorio».
La sinistra torna a parlare di sprechi, nel bel mezzo del pasticcio su Almasri, il criminale di guerra libico liberato per un corto circuito tra Procura generale, Questura e Digos di Torino, Corte d'Appello di Roma e ministero della Giustizia. Insomma, il braccio di ferro toghe-governo sui migranti è ricominciato. Vedremo alla fine chi la spunterà.
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