Migranti, governo spaccato Orlando smentisce Minniti

Il Guardasigilli non vede i rischi di tenuta democratica denunciati dal Viminale: «Così si favoriscono i fascismi»

Migranti, governo spaccato Orlando smentisce Minniti

Evidentemente nella maggioranza non tutti brindano per essere riusciti a fermare il flusso di migranti. Il Guardasigilli contraddice frontalmente il titolare del Viminale (e della golden share sull'intero dossier, tramite il codice per le ong) nel giorno in cui due città come Roma e Parma si segnalano per aggressioni legate alla gestione dell'accoglienza. E mentre nel Pd si torna a chiedere lo ius soli.

Il corto circuito parte dallo stesso palco di Pesaro della festa dell'Unità, dove 24 ore prima Marco Minniti aveva parlato di rischio democratico per il Paese. Andrea Orlando ribatte al vetriolo: «Vedo che sta tornando un fascismo non giustificato da nessun flusso migratorio al mondo. Non credo sia in questione la tenuta democratica del Paese per pochi immigrati rispetto al numero dei nostri abitanti. Non cediamo alla narrazione dell'emergenza perché altrimenti noi creiamo le condizioni per consentire a chi vuole rifondare i fascismi di speculare».

Una replica, dura e chirurgica, al panorama raccontato il giorno prima da Minniti, che aveva ricordato quel 29 giugno quando erano giunti in Italia più di 12 mila migranti in sole 36 ore su 25 navi diverse. «La situazione era davvero difficile e io quel giorno sono dovuto tornare subito dall'Irlanda, il flusso di migranti è da governare. Ho temuto per la tenuta democratica del Paese di fronte a barricate per l'arrivo di migliaia di stranieri e a sindaci che mi dicevano no», aveva ricordato Minniti sottolineando anche il plauso riservato all'Italia dall'Unione Europea. Ma Orlando evidentemente non la pensa così.

Una spaccatura netta che sottolinea lo strano tempismo con cui il governo prima ha fatto un passo avanti nella direzione del blocco degli sbarchi con il codice per le ong, ma un nanosecondo dopo ha ritirato fuori la proposta dello ius soli, proprio mentre due città come Roma e Parma «bruciano» con disordini legati all'accoglienza disordinata. A Roma la rivolta dei residenti si è scagliata contro un centro d'accoglienza, con prima la lite in strada, e poi la reazione dei cittadini nel rione Tiburtino III. A Parma la furia degli immigrati si scarica contro l'autista di un autobus, pestato con calci e pugni: aveva ripreso gli insulti del gruppo di migranti che hanno fatto irruzione sul bus. Il risultato: il conducente a terra, con sette giorni di prognosi per quello che sarebbe dovuto essere un normale turno di lavoro.

E il governo come risponde? La voce è quella del Ministro della Cultura Dario Franceschini, che da Venezia chiede che il Parlamento dica sì entro la fine della legislatura allo ius soli. «È un modo per aiutare l'integrazione e per contrastare con ancora più determinazione tutto ciò che c'è di illegale legato all'immigrazione clandestina», aggiunge a margine della conferenza stampa di presentazione della seconda edizione del Premio MigrArti. Reagisce l'opposizione con il senatore Gaetano Quagliariello.

Di contraddizioni insanabili parla il leader di «Idea» secondo cui «se si teme addirittura per la tenuta democratica del nostro Paese, come si fa a perseverare sullo ius soli? Come si fa a non comprendere che la cittadinanza è un diritto personalissimo che impone l'adesione consapevole e volontaria a una comunità nazionale, alle sue regole, ai suoi valori?».

twitter@FDepalo

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