Migranti, la clausola anti Italia: intesa sospesa se aumentano gli sbarchi

Nel documento sottoscritto a Malta c'è una clausola che rischia di penalizzare soltanto l'Italia: ecco come funziona il meccanismo volontario

Migranti, la clausola anti Italia: intesa sospesa se aumentano gli sbarchi

C'è una clausola nel documento sui migranti, che è stato sottoscritto dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a Malta, che rischia di trasformarsi in una vera e propria fregatura per l'Italia Nel caso in cui i flussi dovessero farsi massicci, i Paesi che hanno aderito al piano di ripartizione, potranno infatti chiamarsi fuori e lasciare tutto il peso della gestione degli arrivi al nostro Paese. Certo, non è l'unica, pesantissima falla di un'intesa che non è stata affatto pensata per arginare l'emergenza immigrazione ma per far ripartire il business dell'accoglienza, ma è senza alcun dubbio quella più smaccatamente anti italiana.

Che l'accordo di Malta, cinque paginette in tutto che dovranno essere ratificate il prossimo 8 ottobre, faccia acqua da tutte le parti, è apparso chiaro sin da subito. Non a caso, una volta avuto in mano il testo, a Bruxelles hanno immediatamente messo le mani avanti sottolineando più volte che "il meccanismo è su base volontaria". Una puntualizzazione importantissima per far capire che è tutto campato per aria e che non c'è la fattiva volontà di aiutare l'Italia nella gestione dell'emergenza immigrazione. "Non è un accordo obbligatorio, né legislazione comunitaria - hanno spiegato all'agenzia Agi fonti europee vicine al dossier - non sarà legalmente vincolante". Oltre all’Italia Germania, Francia e Finlandia, che hanno già sottoscritto l'accordo, Portogallo, Belgio, Irlanda e Lussemburgo avrebbero già fatto capire alla Commissione europea di essere disposte a parteciparvi. Il punto è che, non essendo "vicolante", non rischiano nulla a fare un passo avanti. Come si legge nel documento, infatti, "ogni Stato membro può sempre offrire un posto alternativo di sicurezza su base volontaria". "Nel caso di uno sproporzionato aumento della pressione migratoria in uno degli Stati partecipanti, calcolato in relazione ai limiti delle capacità di accoglienza, o ad un alto numero di richieste per la protezione internazionale - si legge ancora - un posto di sicurezza alternativo sarà proposto su base volontaria".

Nessun obbligo, insomma, solo buoni propositi. E tra le pieghe del documento, i cui dettagli sono "ancora vaghi" dal momento che si limitano solo a enucleare le "grandi linee" del meccanismo temporaneo, è già stata inserita una exit strategy che lascerà tutto il peso della ripartizione dei migranti sulle spalle degli italiani. Questa è stata, infatti, pensata solo per sei mesi che ovviamente potranno essere rinnovati, ma che potranno essere interroti non appena l'afflusso dovesse farsi eccessivo. In questo caso, gli Stati membri potranno infatti persino uscire dal patto in men che non si dica. Come rivela l'Ansa, il documento di Malta lo dice chiaro e tondo: se "nei sei mesi il numero dei ricollocati dovesse aumentare in modo sostanziale, gli Stati che partecipano si riuniranno per consultazioni. Durante le consultazioni - continua - il meccanismo potrà essere sospeso".

L'unico effetto vero si avrà sulle partenze. Le organizzazioni non governative hanno già intravisto l'opportunità di poter riprendere le proprie incursioni nel Mar Mediterraneo. Dopo che il governo giallorosso ha riperto i porti chiusi dall'ex ministro Matteo Salvini, il documento di Malta mette nero su bianco la volontà di imprimere una forte discontinuità con quanto fatto sin qui dal leader leghista. Sebbene nella bozza i firmatari si siano impegnati a evitare che il meccanismo temporaneo di ripartizione "non apra nuove strade irregolari verso le coste europee" e non creai "nuovi fattori di attrazione", la linea morbida, che di fatto accantona la lotta all'immigrazione clandestina, riaprirà i viaggi della speranza. A nulla, infatti, varranno le regole che l'intesa si ripropone di dare alle navi messe in mare dalle ong. Queste dovranno "essere registrate secondo la legge nazionale dello Stato di bandiera" e, laddove è possibile, saranno registrate come "imbarcazioni per il salvataggio". Sarà lo stato di bandiera, poi, ad assicurarsi che "siano qualificate in modo adeguato ed equipaggiate per condurre tali operazioni". Niente di più.

Per il resto potranno andare avanti a fare quello che vogliono. Anche perché i dem e i Cinque Stelle hanno già fatto sapere che presto smantelleranno i decreti Sicurezza. A quel punto tutto sarà pronto per una nuova maxi ondata.

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