Da New York, dove i big del mondo si sono riuniti all'Onu per parlare del clima, il premier Giuseppe Conte cerca di spacciare l'eurobidone rifilato ieri all'Italia come un successo senza precedenti. Si fionda a occupare la gran parte dei giornali (dal Corriere della Sera a Repubblica, passando pure per il Fatto Quotidiano) per rileggere la realtà sul patto tra "responsabili" per far fronte all'emergenza immigrazione. "Provocare e basta era inutile", dice tuonando contro l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini senza, però, nominarlo. E intima alle Ong di rispettare le leggi italiane. Peccato che l'accordo raggiunto ieri a Malta non solo riapre tutti i porti del nostro Paese a clandestini, organizzazioni non governative e scafisti, ma di fatto assolve tutti gli altri Paesi europei dal farsi carico del peso degli sbarchi.
Un eurobidone, appunto. Il solito pacco rifilato dall'Unione europea al governo italiano di turno che non è capace di far sentire le proprie ragioni ai tavoli in cui si tratta. A sentir parlare Conte, invece, quello raggiunto dal neo ministro dell'Interno Luciana Lamorgese a Malta è "una svolta storica". "Una svolta significativa ma non definitiva", puntualizza Conte rivendicando di aver ottenuto dalla Germania, dalla Francia e da altri Stati europei "aperture che in passato erano impensabili". Tra queste, sottolinea, la "disponibilità" sui porti alternativi che "non saranno necessariamente i più vicini". Un'apertura, niente più. Perché i porti italiani restano il primo approdo per scafisti e Ong che, dopo i quattordici mesi di stop imposti da Salvini, riprenderanno a far rotta verso il Belpase per scricare i clandestini sulle nostre coste. La prospettiva che possano essere individuati porti alternativi sarà, infatti, "sempre su base volontaria". Niente più. Non solo. Il meccanismo, che i ministri dell'Interno degli Stati membri stanno cercando di avviare, inquadra tutti i migranti come richiedenti asilo, senza distinzione in base ai Paesi di provenienza. Il che, di fatto, garantisce a tutti quanti il diritto di lasciare le coste del Nord Africa e tentare la fortuna nel Vecchio Continente. Verrebbe, infatti, a sgretolarsi la differenza tra i (pochissimi) profughi, che hanno effettivamente il diritto d'asilo, e i migranti economici che, ad oggi, rappresentano l'86% di quelli che sbarcano nei nostri porti.
A detta di Conte la difesa dei confini territoriali, così come era stata concepita dalla porecedente maggioranza di governo, resta "una priorità" del nuovo esecutivo. "Non dobbiamo rinunciare al diritto di regolare gli ingressi nel nostro Paese e a combattere l'immigrazione clandestina", promette assicurando che i decreti Sicurezza resteranno in vigore. Certo, per sua stessa ammissione, verranno presto rimaneggiati (e depotenziati) in parlamento per "recepire i rilievi del presidente della Repubblica", ma "le navi che effettuano operazioni di search and rescue" continueranno a essere monitorate. "Non saranno tollerati comportamenti anomali - dice - come quello di spegnere il transponder per oscurare la loro posizione nelle acque internazionali. Dobbiamo pretendere da loro comportamenti trasparenti e massimamente corretti". Ma comportamenti corretti, le Ong non ne hanno mai tenuti. E le linee del nuovo patto ricordano, purtroppo, la fallimentare operazione "Mare Nostrum". Allora il 91% dei clandestini trasbordati nei nostri porti arrivarono tranquillamente a bordo di una imbarcazione messa in mare da una delle tante organizzazioni non governative che tifano immigrazione a tutto spiano.
L'accordo raggiunto a Malta - checché ne dica Conte - non è solo un bidone: è colpo durissimo alla sicurezza del nostro Paese. "Tante parole ma fatti zero, come in passato" per dirla con le parole di Salvini che, letto il profluvio di interviste rilasciate ieri dal premier, ha invitato Conte a ricordare i risultati raggiunti quando c'era lui al Viminale e a "mostrare rispetto per chi ha governato con lui per quattordici mesi, contribuendo a strapparlo dall'anonimato". Dalla sua il leader del Carroccio ha numeri schiaccianti. In un anno al ministero dell'Interno ha ridotto gli sbarchi del 75% mentre in meno di un mese di esecutivo giallorosso sono arrivati quasi 1.500 clandestini. Un via vai del genere non si vedeva da almeno quattordici mesi. Ma dovremo abituarci di nuovo.
Perché, una volta siglato l'accordo di Malta, gli arrivi saranno all'ordine del giorno. E non a colpi di dieci o quindici come con le navi "fantasma", ma a ondate di svariate decine di disperati. Proprio come quando governava il Pd.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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