Criticare i cori razzisti è più grave che intonarli. Soprattutto se c'è di mezzo un totem come Lionel Messi, il calciatore più importante del mondo, che in Argentina è un intoccabile. Lo dimostra la reazione di Javier Milei, il presidente del Paese sudamericano, che per difendere la Pulce ha licenziato su due piedi il sottosegretario allo Sport Julio Garro.
La colpa di Garro è stata quella di chiedere a Messi di chiedere scusa, in quanto capitano della nazionale albiceleste, per i cori razzisti che hanno macchiato i festeggiamenti della vittoria argentina nella Copa America. Dopo aver battuto per 1-0 la Colombia nella finale di domenica scorsa, sul pullman che li riportava in hotel alcuni giocatori argentini si sono lasciati andare a cori molto sgradevoli che prendevano di mira i molti giocatori della nazionale francesi di origine africana. Cori già sentiti ai mondiali di Qatar del 2022, dopo la finale vinta dall'Argentina proprio contro la Francia. Solo che stavolta un calciatore argentino, il centrocampista del Chelsea Enzo Fernandez, li ha ripresi in un video in diretta sui social e la Francia si è arrabbiata, molto, e ha presentato un reclamo ufficiale alla Fifa, la federazione mondiale di calcio. E anche molti argentini si sono indignati per la gaffe globale. Garro ha espresso questo disagio rivolgendosi al capitano Messi e al presidente dell'Afa, la federazione argentina di calcio, Claudio «Chiqui» Tapia e chiedendo loro di fare pubblicamente ammenda. Una cosa che non è piaciuta a Milei, che ascoltate le parole di Garro così si sarebbe rivolto al capo di gabinetto Guillermo Franco: «Ma che sta dicendo questo? Non ha nulla a che vedere con quello che pensiamo». Nel giro di poche ore Garro si è trovato fuori dal governo, come anche un membro del consiglio degli assessori di Milei, l'imprenditore tessile Teddy Karagozian, colpevole a sua volta di aver criticato il piano economico del ministro dell'Economia Luis Caputo. Una bella prova di rispetto delle opinioni altrui, non c'è che dire.
Milei non voleva tanto difendere Messi quanto un successo della nazionale che ha dato presigio al Paese e di conseguenza anche a un governo non poi così apprezzato dagli argentini.
E forse Milei non ha gradito nemmeno le scuse di Fernandez, che pressato dai giocatori francesi di origini africane suoi compagni nel Chelsea si è trovato costretto a prendere le distanze da sé stesso: «Il coro conteneva delle frasi altamente offensive e non ci sono assolutamente scusanti per questo. Sono contrario a ogni forma di discriminazione e mi scuso per essermi lasciato trasportare dall'euforia dei festeggiamenti». Ma Fernandez Milei non lo può licenziare. Almeno, non ancora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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