Militare uccide la fidanzata. Era stato abusato al Forteto

Lei voleva lasciarlo, lui le ha sparato 4 colpi: è stato testimone contro la comunità degli orrori

Militare uccide la fidanzata. Era stato abusato al Forteto

«Mihaela niente c'entrava con quella maledetta setta, ma lei ne è l'ennesima vittima». Con queste parole l'onorevole Stefano Mugnai - coordinatore di Forza Italia in Toscana - ha commentato il femminicidio avvenuto venerdì pomeriggio nel grande piazzale di un ipermercato di Cuneo in Piemonte, dove a premere il grilletto della pistola per quattro volte consecutive, è stato Francesco Borgheresi, 42 anni, caporalmaggiore nell'Esercito Italiano di stanza a Firenze, ossia uno degli unici due bambini nato e cresciuto al Forteto, la comunità fiorentina il cui fondatore Rodolfo Fiesoli è stato condannato in appello a 15 anni e 10 mesi per maltrattamenti e violenze sessuali anche su minori.

La vittima - Mihaela Apostolides, 44 anni nata in Romania ma da una quindicina d'anni residente nel Cuneese, è morta sul colpo. Dopo l'omicidio è stato lo stesso Borgheresi a chiamare la Polizia di Stato e confessare.

«Si erano conosciuti più di due anni fa, nel locale dove lei lavorava, quando il militare viveva nel Torinese. Era arrivato la sera prima da Firenze, dove viveva ora, per trascorrere il fine settimana con lei, ha spiegato il dirigente della Polizia di Stato Luigi Chilla. Ultimamente litigavano perché Borgheresi non accettava che la donna volesse porre fine alla loro relazione».

«Quello che ha fatto Borgheresi è orribile - prosegue l'onorevole Mugnai - Ma come non pensare che quanto accaduto ieri a Cuneo abbia iniziato a prendere forma, ad essere plasmato, negli anni '70 in Mugello, al Forteto? Come non pensare che quando il Male è così forte e scientifico continua, come una bomba atomica, a sprigionare altro male, a distanza di anni e di chilometri da dove è esploso?».

Il coordinatore toscano di Forza Italia conosceva Francesco Borgheresi perché come Presidente della Commissione d'inchiesta sul Forteto del Consiglio Regionale toscano, ne aveva ascoltato la terribile testimonianza. «Lo convocai - ricorda - poiché ero rimasto colpito dal racconto della sua infanzia al Forteto, trascorsa tra maltrattamenti e privazioni. In quel luogo sono accadute cose terribili».

Francesco Borgheresi è stato un testimone di accusa nel processo a Fiesoli contro la comunità, anche in contrasto con la madre che fu tra le fondatrici del Forteto e negò sempre ogni tipo di violenza, nonché uno dei primi fuggitivi e raccontò vicende terribili sulla sua educazione. Nell'agosto del 2017 venne anche ricevuto da Papa Francesco, come componente dell'Associazione Vittime di Forteto.

«Quell'orrore ti resta appiccicato all'anima - ha commentato Sergio Pietracito, presidente dell'Associazione Vittime di Forteto - Non basta il commissariamento, istituire

commissioni d'inchiesta, le sentenze e i convegni. Non basta riconoscere di avere sbagliato. Se si vuole evitare che accadano ancora fatti come l'omicidio di Mihaela a il Forteto deve essere chiuso e le vittime risarcite».

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