L'Italia si prepari. La minaccia di una nuova ondata di contagi made in Cina è al confine. Ma per ora non scattano obblighi, solo consigli, che diventeranno misure vere e proprie nel momento in cui l'Rt supererà la soglia dell'1 (ora è a 0,84): mascherine al chiuso, Ffp2 durante i cenoni con i parenti anziani, niente assembramenti. Il piano anti rischio pandemia del Governo pecca di timidezza e, una riga si una riga no, sembra strizzare l'occhio ai no vax. Tanto che di campagna vaccinale si parla solo negli ultimi capoversi, come se le quarte dosi non fossero l'arma principale per difendersi da un nuovo attacco del virus. Decisioni blande che stonano con i toni decisi che la Meloni ha invece utilizzato nei confronti dell'Ue chiedendo un piano di coordinamento europeo, a cominciare dai test sui voli provenienti dalla Cina.
Ricapitolando: al momento gli unici obblighi sono l'uso della mascherina in ospedali, poliambulatori e Rsa e tamponi ai passeggeri che arrivano da Pechino e Shanghai. Per il resto si tratta solo di suggerimenti, compresa l'indicazione della quarta dose e di una dose aggiuntiva per i fragili e le categorie a rischio. Tutto si tradurrà in obbligo nel momento in cui la situazione peggiorerà.
«Oggi bisogna convincere le persone più fragili a vaccinarsi ma non è più l'epoca degli obblighi. Si è visto cosa è successo in Cina spiega il ministro alla Salute Orazio Schillaci Io credo che in uno stato maturo come il nostro i cittadini responsabilmente si andranno a vaccinare«. Purtroppo è dura immaginare che i 7 milioni di no vax che al momento non si sono presentati nemmeno una volta agli hub vaccinali decidano improvvisamente di farsi somministrare i vaccini. Tanto più se si considera che non hanno dovuto pagare nessuna multa per non aver rispettato le misure e sono da poco stati reintegrati al lavoro negli ospedali. «Sebbene l'evoluzione della pandemia sia imprevedibile si legge nella circolare - il nostro Paese deve prepararsi ad affrontare un inverno in cui si potrebbe osservare un aumentato impatto assistenziale attribuibile a diverse malattie respiratorie acute». Non è escluso, se mai i contagi dovessero dilagare di colpo, un ritorno allo smart working. Ma è presto per dirlo: nonostante la minaccia cinese sia sempre più preoccupante, i dati dei contagi in Italia sono stabili, non c'è pressione sulle strutture ospedaliere e, dai controlli fatti in aeroporto, non sono state individuate nuove varianti. Ma dovremmo aver imparato dopo tre anni di pandemia che con il Covid è necessario muoversi con largo anticipo.
Uno dei punti su cui il ministro insiste nella circolare, riguarda i sequenziamenti del virus, cioè la mossa più utile da fare in questa fase di pre allerta: deve essere rapido ed è necessario potenziare i laboratori che se ne occupano. È l'unico modo per rendere efficace il filtro dei tamponi in aeroporto, obbligatori come misura precauzionale (ma non discriminatori, specifica Schillaci) fino alla fine di gennaio.
Dalla cabina di regia arriva la garanzia che l'attenzione sarà mantenuta alta. È lo stesso Nicola Magrini, direttore generale di Aifa, che ieri ha preso parte alla riunione dei tecnici, a confermare che «al momento la situazione è sotto controllo. I nostri dati sono buoni e in Italia si registra un calo delle infezioni. Ora l'importante è vaccinarsi e fare i richiami, si tratta di un passaggio fondamentale per consolidare i risultati. L'obbiettivo di gennaio è vaccinare tutti i soggetti a rischio per età e patologie e i fragili di ogni età».
Per il momento regge anche la nuova norma sulla quarantena: cinque giorni di isolamento e niente tampone d'uscita a prescindere dai sintomi. Ma probabilmente anche questa decisione andrà corretta nel prossimo futuro se i positivi dovessero mai aumentare.
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