Santanchè in Aula tra le urla dell’opposizione. E la maggioranza la lascia sola

Il ministro alla Camera per la mozione di sfiducia. Accuse 5S: "Vergogna". Banchi vuoti di Forza Italia e Lega

Santanchè in Aula tra le urla dell’opposizione. E la maggioranza la lascia sola
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Il centrosinistra che strilla «vergogna, vergogna», il centrodestra che lascia i propri banchi pressoché deserti, il voto rimandato a data da definire.

Il copione della mozione di sfiducia contro un ministro è scontato: tutti sanno che verrà respinta. Ma nel caso di Daniela Santanchè, su cui ieri alla Camera dei deputati è iniziata la discussione, c'è un aspetto surreale in più. Le opposizioni non credono nella sfiducia: in aula parlano solo Pd, M5s e Avs, lasciando il microfono alle seconde file e mettendo nel mirino la premier Giorgia Meloni assai più della diretta interessata. Mentre Iv tace e il leader di Azione Carlo Calenda liquida la faccenda senza ipocrisie: «La sfiducia verrà respinta e il governo uscirà rafforzato dal voto del Parlamento, potendo respingere ogni richiesta di dimissione presente e futura. Non è questo il modo di fare opposizione».

Ma la maggioranza, a sua volta, non pare molto convinta della fiducia: nessuno si alza in aula a difendere la ministra del Turismo, i banchi sono pressoché vuoti dalle parti di Forza Italia e Lega, quelli di Fratelli d'Italia (partito della Santanchè) sono presidiati da un drappello poco più che simbolico di deputati. Lei è presente, e ascolta in silenzio la litania delle accuse seduta sugli scranni del governo. Accanto ha solo due ministri di Fdi, Luca Ciriani e Nello Musumeci, e un paio di sottosegretari. Matteo Salvini solidarizza da lontano: «Non vedo perché uno si debba dimettere per un rinvio a giudizio».

In verità neppure le file del centrosinistra sono particolarmente affollate, ma ci sono Elly Schlein e Giuseppe Conte. La mozione è stata promossa dai 5S, il Pd ha aderito obtorto collo («Serve solo a ricompattare la maggioranza») per non sembrare meno agguerrito.

Illustra il testo la grillina Baldino: «Santanchè si deve dimettere perché disonora le istituzioni», tuona. Non per le vicende giudiziarie di Visibilia che «non ci interessano», ma «per i suoi conflitti di interesse e per aver mentito al Parlamento». E comunque «è Meloni che deve prendersi le sue responsabilità». Conte, seduto al suo fianco, appare perso nei suoi pensieri, e applaude fiacco.

Schlein sembra meno distratta: quando per il Pd parla Federico Gianassi annuisce vigorosamente e sorride convinta alle frasi più puntute: «Santanchè ha chiesto le dimissioni di decine di ministri: Speranza, Lamorgese, Boschi, Bonafede, Azzolina, per non parlare di Josefa Idem. E invece ora resta abbarbicata alla poltrona». Anche l'esponente Pd assicura che «noi siamo abituati a distinguere tra le responsabilità penali e quelle politiche, su cui non facciamo sconti». E anche lui chiama in causa Meloni: «L'unica battaglia che Santanchè sta vincendo è quella contro la premier, che vorrebbe le sue dimissioni». Filiberto Zaratti, di Avs, sventola un sondaggio di Sky: «Il 71% degli italiani vuole le dimissioni di Santanchè, non siete in sintonia con gli elettori».

A fine dibattito la ministra

rinvia la propria replica alla prossima seduta. In teoria il voto della mozione è all'ordine del giorno di oggi, ma il calendario è fitto di impegni. «Servono almeno tre ore, se si trovano siamo pronti a votare», dice Ciriani.

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