Il missile sovietico in dotazione a russi e ucraini. Ma gli indizi portano alla responsabilità di Putin

L'uso di "Tochka U" già segnalato dagli analisti strategici prima della mattanza

Il missile sovietico in dotazione a russi e ucraini. Ma gli indizi portano alla responsabilità di Putin

Pezzi di lamiera e morte. I resti di un missile con una scritta oscena: «Per i bambini». E il rimpallo di responsabilità tra il governo di Mosca, il sospettato più ovvio, e il governo di Kiev, accusato dai russi di aver creato la strage di civili alla stazione di Kramatorsk per non lasciarli partire.

Dentro quella che è una pantomima orribile, dove una delle due parti aggiunge infamia a infamia, accusando l'altra, si cerca di far parlare i resti del missile per avere qualche risposta. Gli ucraini hanno detto che si tratta di un Iskander, l'arma ipersonica che hanno solo i russi. Non pare così. Gli esperti che hanno visionato, se non i resti, le fotografie da una serie di dettagli, a partire dal posizionamento degli alettoni e di alcuni ugelli, hanno subito identificato il missile come un Tochka U (codice Nato SS-21 Scarab). Un missile più vecchio che hanno anche gli ucraini. Come ha spiegato tra gli altri Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana di difesa sentito dall'Ansa: «Dalle foto si tratta di un Tochka U, che non sembra abbattuto da contraerea. Il missile è in dotazione sia alle forze ucraine sia a quelle russe».

E su questa ambiguità ha basato la sua difesa Mosca, rincarando la dose. Il ministero della Difesa russo ha sostenuto che il missile è usato solo dagli ucraini e che dal suo arsenale è stato radiato. E qui però la difesa di Mosca è smentita dai fatti. È vero che l'esercito russo ha iniziato a dismettere questi missili, visto che aveva in programma di sostituirli con i più performanti Iskander, che sono ipersonici. Ma l'enorme volume di Srbm (short-range ballistic missile), che sono stati inutilmente impiegati per piegare l'Ucraina, ha rapidamente costretto le truppe russe a ricorrere ai «fondi di magazzino». Già pochi giorni dopo l'inizio della guerra - quindi ben prima dell'attacco a Kramatorsk - analisti dell'International Institute for Strategic Studies avevano segnalato che c'erano evidenze dell'uso dei vecchi Tochka da parte dei russi. Del resto, in nessun conflitto è stato fatto un uso così massiccio di Srbm come in Ucraina. Non stupisce si sia ricorso agli ancora molto efficienti Tochka che, per altro, i russi hanno fornito ai loro alleati, come la Siria o la Bielorussia. Non solo: alcuni profili Twitter di open source intelligence, confermando che quelli che hanno colpito Kramatorsk sono vettori Tochka U, hanno riportato filmati che mostrano veicoli russi (marchiati con la V bianca) mentre trasportavano questi missili dalla Bielorussia verso il confine ucraino.Si tratta di analisi delle settimane scorse che provano il loro «ritorno in servizio».

Attraverso la Tass è stato fornito addirittura il presunto punto di partenza del missile - «l'attacco è stato compiuto da un battaglione missilistico delle forze armate ucraine dalle vicinanze di Dobropolye, 45 chilometri a Sud-ovest della città» - ma non stupisce che questa tesi abbia ricevuto poco credito. Anche perché testimoni indicano il missile come proveniente da Est. C'è persino chi ipotizza una operazione russa pensata come false flag sin dall'inizio.

I civili ucraini morti, purtroppo, non ipotizzano nulla. Sanno solo che preferivano essere vivi e per questo fuggivano. Dai russi. Ci saranno inchieste e tribunali forse, ma non torneranno in vita. Per ora sono morti e sepolti di bugie.

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