Soldi, coop e legami politici. Nell'ordinanza di custodia cautelare del Tribunale di Salerno, che lunedì 3 febbraio ha portato alla luce un business milionario sull'immigrazione illegale, i magistrati ricostruiscono i tre passaggi principali del traffico illecito di manodopera straniera. Il ruolo delle coop, i cui legami con la sinistra è una vecchia storia, diventa centrale. A cosa servono le cooperative? Due coop, in particolare, si inseriscono nella rete con una doppia funzione. Le due cooperative agricole servono per sottoscrivere i fittizi contratti di lavoro, passaggio indispensabile per far arrivare in Italia l'immigrato (dietro pagamento). Il secondo passaggio è il riciclaggio dei proventi illeciti. Grazie alle attività delle due cooperative, i soldi incassati grazie al traffico illegale di immigrati venivano reinvestiti in attività lecite. Ma le due coop sono anche serbatoi di voti, tra dipendenti e stagionali, da mettere sul tavolo al miglior offerente politico. Il secondo aspetto messo a fuoco nell'ordinanza è la vicinanza politica al campo della sinistra. Tra i 36 arrestati c'è un nome di peso del Pd campano: Nicola Salvati (nella foto), tesoriere dal 2019 e riconfermato nel 2023 proprio da Schlein che decise di mandare in Campania il suo fido Antonio Misiani. Proprio il commissario romano decise di riconfermare Salvati come tesoriere, affidandogli la cassa del partito. E dunque un ruolo di grande responsabilità. Dopo l'arresto, i vertici nazionali del Pd hanno deciso di sospendere Salvati, nominando come tesoriere Michele Fina.
Il terzo passaggio cristallizzato nelle carte dei pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia è il giro di soldi. Secondo le carte, dal 2022 al 2024, circa 2mila immigrati sarebbero entrati in Italia irregolarmente grazie all'organizzazione criminale. Un affare che sfiora di 2milioni di euro. Così tanti soldi che in alcuni casi sarebbero stati nascosti sotto terra. La quota per entrare in Italia con il sistema illegale era di 8mila euro, che l'immigrato versava nelle casse dell'organizzazione, attraverso gli intermediari. L'inchiesta svela il filo rosso che lega la sinistra alla rete dell'accoglienza. Il caso Soumahoro ha squarciato il velo. L'organizzazione si era inserita nelle maglie del Decreto flussi. L'eccessivo numero di pratiche registrate in Campania aveva spinto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni a presentare un esposto nelle mani del Capo della Procura nazionale Antimafia Giovanni Melillo. Il sistema messo in piedi dall'organizzazione era abbastanza semplice: attraverso contratti di lavori fittizi i componenti della banda facilitavano l'ingresso in Italia degli immigrati utilizzando le quote previste dalla regolarizzazione. La procura di Salerno contesta a le accuse di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, corruzione, falso in atto pubblico e autoriciclaggio. La svolta dell'indagine si è avuta grazie a un pentito dell'organizzazione: Raffaele Nappi, considerato anche la mente. «L'associazione avrebbe costituito struttura di persone dedita all'ingresso o alla permanenza illegale di cittadini stranieri extracomunitari sul territorio nazionale» - scrive il Gip Giovanni Rossi.
Piccola nota finale: proprio ieri c'è stato il click day, il meccanismo per far richiesta di manodopera straniera gestito dal Viminale e del ministero del Lavoro. Un'occasione ghiotta per gli scafisti in giacca e cravatta.
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