Quello che si aprirà martedì a Vilnius, in Lituania, sarà probabilmente per Joe Biden il vertice Nato più complicato, dopo quello convocato d'urgenza a Bruxelles nel marzo del 2022, un mese dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Allora, bisognava compattare l'Alleanza a fianco di Kiev e vincere le resistenze di chi non voleva recidere i legami economici con Mosca. Oggi, bisogna convincere gli alleati della «scelta difficile» di fornire all'Ucraina le bombe a grappolo, frenare le aspettative di Volodymyr Zelensky su un rapido ingresso nella Nato, vincere le resistenze turche sull'adesione della Svezia e tracciare la nuova (e costosa) strategia difensiva per il Fianco Est.
Tutto questo, nel contesto di una controffensiva ucraina che non procede spedita come si era sperato all'inizio dell'estate e delle crepe nella leadership russa, che potrebbero portare a conseguenze imprevedibili. Su uno dei temi in discussione, Biden ha già messo in chiaro la posizione di Washington: l'Ucraina «non è pronta» per entrare nella Nato e un suo ingresso prima della fine della guerra, significherebbe «andare in guerra con la Russia», ha detto in un'intervista alla Cnn diffusa alla vigilia della sua partenza per l'Europa. Il presidente Usa, per giustificare la sua posizione ha spiegato che tra gli alleati «non c'è unanimità» sull'adesione di Kiev. Ma il primo a non essere convinto di un'accelerazione è proprio lo stesso Biden, che dall'inizio del conflitto ha sempre frenato sul rischio di un confronto diretto con Mosca. Nel frattempo, gli Usa e gli alleati, ha spiegato il presidente, continueranno a fornire armi e sicurezza a Kiev «come fanno per Israele». C'è poi la questione spinosa delle «cluster bomb», criticata da più parti. Le bombe a grappolo, ha ribadito il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, servono a mantenere l'Ucraina «in the fight». Tradotto: sono indispensabili per ovviare al rapido esaurimento delle munizioni tradizionali e compensare il vantaggio di mezzi e uomini della Russia. Il «commander in chief» Biden atterrerà a Vilnius proveniente da Londra, dove incontrerà re Carlo e il premier Sunak. Per il vertice, la capitale lituana, che dista appena una trentina di chilometri dal confine con la Bielorussia e 150 da quello russo, è stata trasformata in una fortezza: mille militari inviati da vari Paesi Nato, sistemi di difesa aerea avanzata, compresi i Patriot, droni, elicotteri e mezzi corazzati. Sono le prove generali del rafforzamento del Fianco Est della Nato, al quale saranno chiamati a contribuire gli Alleati. Un tema, ancora di più alla luce dell'invasione dell'Ucraina, che sta a cuore ai Baltici, ma anche a Polonia e Slovacchia. La questione sarà ancora una volta quella delle risorse, di cui l'Europa, attualmente a rischio recessione, scarseggia. Bisognerà decidere, tra l'altro, lo stanziamento permanente di brigate Nato proprio in Paesi di confine come la Lituania, con alcuni Stati membri che preferirebbero invece la creazione di forze di invio rapido, piuttosto che impegnare truppe e mezzi in maniera permanente. Questo, mentre in ambito Ue si discute, anche su impulso dell'Italia, di sganciare il computo di una parte delle spese militari dai parametri deficit/Pil.
Non mancano poi le provocazioni russe, con la solita portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, che ha invitato la Nato a discutere soprattutto della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia: «Dopotutto, la stragrande maggioranza dei membri dell'Alleanza si troverà nella zona di impatto diretto se dovesse accadere qualcosa nell'impianto», ha scritto su Telegram.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.