
L'offensiva statunitense è pronta a partire. Giorgia Meloni, anche durante il fine settimana, continua a tenere vivi i rapporti con il suo staff in vista del doppio appuntamento fissato nella sua agenda. Giovedì volerà a Washington dove incontrerà il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Venerdì, invece, a Palazzo Chigi riceverà il vice, J.D. Vance.
Dopo la tempesta dei dazi scoppiata negli ultimi dieci giorni, la presidente del Consiglio sarà la prima leader occidentale a incontrare l'inquilino della Casa Bianca. Un incontro che inizialmente sembrava dovesse servire esclusivamente a riallacciare i contatti con il diffidente alleato, ora - dopo la messa in pausa dei dazi europei per novanta giorni - parte da premesse ben diverse. Giorgia Meloni è convinta di poter strappare un impegno di massima e di poter intavolare la trattativa per la creazione di una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, una zona a dazi zero, insomma. Un risultato che le consentirebbe di ritagliarsi un ruolo di ponte, di mediatore privilegiato tra l'Europa e gli Stati Uniti.
«Il viaggio della Meloni spiega il ministro degli Esteri Antonio Tajani aprendo un forum al Padiglione Italia di Expo 2025 a Osaka non è un viaggio per giocare una partita italiana, è un viaggio per rafforzare i rapporti con gli americani e spingere il governo americano ad arrivare a dazi zero. L'obiettivo potrebbe essere quello di creare un grande mercato euro-americano di libero scambio».
Possibilità ci sono, almeno stando a quanto filtra da Palazzo Chigi, l'importante è che si riesca a ragionare sulle cose concrete mettendo da parte i pregiudizi. Il governo italiano intavolerà la trattativa presentando una serie di dossier che prevedono anche una contro-narrazione, una sorta di conteggio allargato con cui riequilibrare la versione statunitense dell'Europa profittatrice e protezionista, facendo capire che ci sono tante voci che non sono state considerate nel computo dei dazi presentato da Donald Trump. Giorgia Meloni spiegherà i vantaggi di cui finora hanno usufruito i giganti del web dal punto di vista fiscale in tutta l'Unione Europea.
Farà tuttavia comprendere anche quanto potrebbero incassare gli Stati Uniti con il rispetto da parte di tutti i membri della Nato, della clausola del due per cento del Pil dedicato alle spese per la difesa, Italia in primis, visto che Roma metterà sul piatto undici miliardi aggiuntivi.
Un ragionamento, questo, che prevede un impegno ad acquistare armi americane, sia perché gli States possiedono i sistemi di difesa più avanzati, sia perché in questo modo si torna a rafforzare l'alleanza transatlantica.
Il secondo punto riguarda l'Unione Europea e un impegno a snellire quelle procedure che risultano particolarmente faticose (e costose) per le imprese, non soltanto europee.
Non mancherà un'analisi del Green Deal, la legge-obiettivo europea per il clima che i partner europei vogliono allentare e rispetto al quale l'Italia non fa fatica a esprimere le sue perplessità. Una correzione che va letta anche nella chiave del vantaggio competitivo concesso alla Cina, grazie al primato di Pechino sul fronte delle tecnologie applicate alle energie alternative.
Altro punto su cui si concentrerà il confronto sarà quello relativo all'acquisto del gas naturale statunitense, fermo restando che da parte di Washington servirà uno sforzo per allineare i prezzi di acquisto a quelli dei competitor chel'Italia ha individuato sul
mercato. Una piattaforma allargata che potrebbe trasformare quella che fino a pochi giorni fa appariva come una «mission impossible» in un successo e in un rilancio della partnership naturale fra Stati Uniti e Unione europea.
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