Il cadavere di Navalny è all'obitorio di Salekhard, ma famiglia e avvocati non possono vederlo, e il motivo è solo uno: gli uomini della macchina del depistaggio devono ricomporre il corpo e rendere credibile la teoria della morte per malore. La vicenda somiglia quasi alla scena del Padrino, quando don Vito Corleone, per non mostrare il corpo del figlio Sonny crivellato di colpi alla madre, incaricò l'impresario di pompe funebri Bonasera di sistemarlo. Putin scavalca la sceneggiatura di Mario Puzo, continuando a mostrare all'occidente la faccia più truce della dittatura russa.
Del resto nel dicembre del 2020 sull'avvelenamento di Navalny disse ai cronisti: «Sono abituato a portare a termine ogni lavoro. Non lascio le cose a metà». Letta tre anni dopo, la frase mette i brividi. Chiarezza sulla vicenda la chiede anche il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Bisogna accertarla, ma direttamente o indirettamente il regime l'ha ucciso». Mentre solo il presidente brasiliano Lula e quello serbo Vucic difendono lo zar di Mosca.
Ieri il quotidiano tedesco Bild ha scritto che Navalny potrebbe essere morto poco prima di una sua possibile liberazione. Il giornale fa riferimento a uno scambio di detenuti tra Germania e Russia, mediato dagli Stati Uniti. Putin avrebbe voluto riavere in patria Vadim Krasikov, il killer di Tiergarten, un agente che aveva assassinato l'oppositore del regime Zelimkhan Khangoshvili a Berlino il 23 agosto del 2019. Putin l'aveva persino accennato pubblicamente nell'intervista con Tucker Carlson. Krasikov, colpevole di omicidio e condannato all'ergastolo senza condizionale, sarebbe stato scambiato con Navalny, atteso a braccia aperte da quella Germania che gli aveva salvato la vita e che avrebbe voluto fornirgli rifugio. Nell'operazione diplomatica sotto traccia sarebbe rientrato anche il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, arrestato dal Servizio di sicurezza federale russo con l'accusa di spionaggio nel marzo 2023, e dell'ex marine Paul Whelan, lui in cella addirittura dal 2018.
Tornando al giallo sulla morte di Navalny, Novaya Gazeta insiste nel sostenere che il cadavere si trova Salekhard, che l'autopsia non è stata ancora effettuata, ma aggiunge che il corpo presenterebbe diversi lividi, di cui uno piuttosto evidente sul petto. Lo rivela un paramedico del servizio di emergenza secondo cui i lividi indicano che Navalny avrebbe avuto delle convulsioni prima del decesso. Il vasto ematoma indicherebbe che sarebbero stati effettuati tentativi di rianimazione attraverso un massaggio cardiaco. Va anche specificato che l'informatore non è un testimone oculare, ma ha riportato le parole di alcuni colleghi. Proprio Novaya Gazeta, assieme ad alcuni blog anti-Putin, ha lanciato una raccolta firme affinché il Cremlino renda pubbliche le registrazioni video della colonia penale. «Se davvero Navalny ha avuto un malore, l'intera scena, compresi i tentativi di fornirgli cure mediche, deve per forza essere stata catturata dalle telecamere del penitenziario. Lo dobbiamo alla moglie Yulia».
La donna, che oggi sarà ospite al Consiglio Affari Esteri dell'Ue, ha pubblicato il primo post su telegram dopo la morte di Aleksei: una foto di loro due di spalla e la frase «Ya tebya lyublyu» (ti amo).
Nelle piazze continuano le proteste dei sostenitori (gli arresti sono saliti a 500), mentre l'ambasciatrice Usa a Mosca, Lynne Tracey, ha deposto un mazzo di fiori ai piedi del Muro del Dolore. Sabato si era recato quello britannico, Nigel Casey. Lapidario il commento del premio Nobel per la letteratura Svjatlana Aleksievic: «Putin è come Hitler. Quanti morti ci vorranno ancora perché il mondo lo comprenda?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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