Che all'interno della maggioranza l'approvazione del nuovo decreto sicurezza non avesse affatto sancito una “pax” sull'immigrazione era ben noto. Del resto le esternazioni bollate come “di destra” del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, successive al via libera del nuovo testo sulla sicurezza, hanno rappresentato il sintomo più palese dei litigi tra i giallorossi.
In pochi però potevano aspettarsi che ora alcuni esponenti della stessa maggioranza lamentassero improvvise e misteriose “sparizioni” di emendamenti presentati allo stesso decreto sicurezza. Sospetti che si fanno più forti se poi gli emendamenti in questione erano stati portati in sede di commissione da deputati del Movimento Cinque Stelle non molto vicini alla linea del Pd.
Il mistero degli emendamenti spariti
Tutto è accaduto, come raccontato da Marco Antonellis su Affari Italiani, nei giorni scorsi durante la discussione in commissione affari costituzionali del nuovo decreto sicurezza. Il testo è giunto alla Camera dopo l'approvazione in consiglio dei ministri e nelle commissioni è iniziato l'iter per la conversione in legge.
Si tratta di uno dei passaggi più delicati per la recente attività parlamentare. In ballo c'è una riforma voluta soprattutto dal Pd e apparsa, in primo luogo, come un vero e proprio sgarbo al padre politico dei precedenti decreti sicurezza, ossia il leader della Lega ed ex ministro dell'Interno Matteo Salvini.
A questa riforma si è arrivati dopo febbrili mesi di trattative, dove non sono mancati malumori soprattutto da parte grillina. Il perché è presto detto: è stato proprio il Movimento Cinque Stelle ad appoggiare e votare i decreti sicurezza, assieme ovviamente alla Lega. Cambiare completamente linea e registro nel giro di pochi mesi, avrebbe voluto significare sconfessare sé stessi.
Così del resto è stato, seppur fino alla fine i pentastellati hanno provato a giungere a più compromessi possibili. Il nuovo decreto è andato a smantellare dalle fondamenta, almeno nella parte riguardate l'immigrazione, l'impostazione salvinana e dunque anche (in un primo tempo) grillina.
Il governo Conte II ha approvato il nuovo decreto sicurezza il 5 ottobre, da allora non sono mancati scontri tutti interni ai giallorossi. Anche perché una parte del Movimento sta provando a smarcarsi da una linea cosiddetta immigrazionista del Pd. In questa corrente risultano ben inseriti i deputati Luca Frusone e Alvise Maniero.
Sono stati loro due a presentare nei giorni scorsi alcuni emendamenti al decreto sicurezza. Oggi di questi emendamenti non c'è traccia. A denunciarlo è stato Frusone, il quale ha scritto alla presidenza della commissione affari costituzionali: “Due emendamenti a mia prima firma – si legge nella sua dichiarazione – risulterebbero ritirati con una comunicazione della capogruppo in commissione. Anche se tale pratica può ritrovare una consuetudine interna non può violare una mia prerogativa parlamentare. Non avendo mai espresso una volontà del genere e non essendo nemmeno stato avvisato preventivamente chiedo la reintegrazione degli emendamenti a mia prima firma per poter svolgere il consueto esame dinnanzi alla commissione”.
Il commento dell'opposizione
In poche parole, il gruppo grillino in commissione ha ritirato gli emendamenti senza avvisare chi li aveva presentati. Circostanza che palesa lo scontro in atto nel Movimento e il timore di alimentare nuove divergenze con il Pd, specie sul tema immigrazione. E in vista dell'arrivo del decreto in aula, è il timore che si respira a Montecitorio, potrebbero esserci altre “sorprese” del genere.
Sull'episodio si registra anche una presa di posizione della Lega: “Oramai il M5S è talmente inserito nella casta – ha commentato Igor Iezzi, capogruppo del
carroccio in commissione affari costituzionali – che si è inventato il ritiro degli emendamenti ad insaputa dei proponenti. La realtà è che sono tanti i deputati 5s che non accettano di piegarsi al Pd sul tema dell’immigrazione”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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