Sembrano lontani quei giorni in cui tra le fila della maggioranza venivano immortalati sorrisi per lo smantellamento dei decreti sicurezza di Salvini e l’approvazione di nuovi con misure volte all’apertura dei porti ai migranti. È bastato solo un mese per mettere tutto in discussione e far respirare un clima di tensione. Cos’è successo nel frattempo? L’arrivo incessante di migranti e gli attentati terroristici in Europa stanno mettendo in discussione le scelte fin qui adottate dal governo.
L’onda degli sbarchi travolge l’autunno
L’estate appena trascorsa è stata caratterizzata dall’arrivo imponente dei migranti e dalle difficoltà nella gestione del sistema di accoglienza da parte del governo. Un flusso imponente che ha superato del triplo i numeri registrati nel 2019. Sono 27.190 gli stranieri giunti sul territorio italiano fino ad oggi a fronte dei 9.649 del 2019. I continui sbarchi degli extracomunitari lungo le coste hanno reso difficile la gestione dell’accoglienza non solo per gli importanti numeri ma anche per il problema legato all’emergenza sanitaria. E la storia dei flussi migratori insegna che se le condizioni meteorologiche sono ottimali, non sarà di certo la fine ufficiale della stagione estiva a bloccare i viaggi che hanno come base di partenza il continente africano e come punto di approdo la Sicilia. Proprio quello che sta accadendo in questi ultimi giorni. L’autunno sulle coste dell’Italia meridionale sta facendo registrare un clima piuttosto mite, condizione questa che ha fatto registrare nel giro di pochi giorni l’arrivo di quasi 2mila migranti a Lampedusa. Chi vive sull’Isola conosce bene queste dinamiche al contrario del governo che forse le ha sottovalutate.
Suona il campanello d’allarme per Di Maio
Non sono stati solo sbarchi a caratterizzare gli ultimi giorni, ma anche due attentati terroristici in Europa a distanza di poco tempo. Il primo a Nizza nella cattedrale di Notre-Dame, il secondo a Vienna con attacchi in diversi punti del centro cittadino. Scoprire che l’attentatore di Nizza fosse un tunisino arrivato in Francia dopo uno sbarco a Lampedusa, ha fatto sollevare polemiche circa il meccanismo legato alla sicurezza. Ed allora ecco che, come ad un campanello d’allarme suonato improvvisamente, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha reagito chiedendo delle misure di sicurezza maggiori per la protezione dei confini italiani. Il ministro ha usato termini che, se non fosse per la sua appartenenza ai Cinque Stelle, sembrerebbero pronunciati da un membro del partito di destra. Di Maio ha avanzato la necessità di “Alzare l'attenzione sui flussi migratori illegali come sta giustamente facendo il Viminale”. I migranti per il ministro pentastellato “Rappresentano un rischio, serve realismo. Sono stato il primo -ha detto- a parlare di un problema nel merito e questo problema va risolto. Se un Paese non ha le risorse per poter assistere, allora non può accogliere, altrimenti l'esito è un'esasperazione dell'emarginazione sociale. Stiamo male noi e stanno male loro”.
E adesso il Pd teme sorprese
Le ultime dichiarazioni del ministro degli Esteri non sono certo passate inosservate sul fronte opposto della maggioranza. Centristi e democratici hanno iniziato ad avere il timore che Di Maio voglia colorare in modo differente l'attuale coalizione, con il giallo del Cinque Stelle sempre più vicino al Verde della Lega: “Ha sempre avuto l'obiettivo di smarcarsi dal Pd sui temi dell'immigrazione – è la voce sussurrata dai corridoi di Montecitorio da fonti vicine alla maggioranza – Adesso sta esasperando la situazione”. Un sospetto reso esplicito nei giorni scorsi in una dichiarazione del segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova: “Di Maio vuole cambiare la postura dell'Italia sui migranti – ha dichiarato il deputato – Detto così, può solo significare una cosa e cioè tornare alla postura di Salvini che Di Maio, che si inventò i 'taxi del mare, evidentemente rimpiange come partner di governo".
Un attacco a tutto tondo dunque verso il ministro degli Esteri, criticato anche da Matteo Orfini: “Oggi, come un Salvini qualsiasi, Di Maio spiega che dobbiamo difendere i confini dai migranti – ha affermato il deputato del Pd –e stendo un velo pietoso sulla sua proposta di un patriot act europeo, ispirato al modello americano”. Per adesso Zingaretti e le alte sfere dem hanno preferito non commentare, non sono state registrate loro dichiarazioni. Ma l'irritazione inizia a serpeggiare e ad essere evidente. L'obiettivo, fanno sapere ancora fonti della maggioranza, è quello di aspettare che la questione rientri il prima possibile evitando strappi.
Sull'immigrazione il governo rischia ancora di cadere
Se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, allora all'interno del governo l'audacia non è l'elemento più forte. Perché un po' di sfortuna l'attuale esecutivo l'ha anche avuta. Di solito, passate le “piene” estive, i flussi migratori in autunno scemano. E di conseguenza poi ogni polemica sull'immigrazione viene rinviata in primavera. Proprio quest'anno, in cui la maggioranza giallorossa aveva la necessità di vedere ridimensionata la questione migratoria, le condizioni del mare hanno favorito un'impennata di sbarchi e gli attentati in Europa hanno messo in evidenza il legame tra immigrazione e sicurezza. In poche parole, la polvere sotto il tappeto è diventata ingombrante e impossibile da nascondere.
La “pax” legata ai decreti sicurezza è stata solo provvisoria. Gli accordi interni alla maggioranza sono serviti unicamente a fare lo sgambetto a Salvini, togliendo di mezzo le norme a cui l'ex ministro dell'Interno ha messo la sua firma, ma successivamente sull'immigrazione si è tornati a litigare. Le “bizze” di Di Maio non sono degli episodi isolati.
La pressione sulle coste italiane è molto forte, la maggioranza non sa come porre rimedi e le visioni tra grillini e dem appaiono agli antipodi. E da qui alle prossime settimane sull'immigrazione l'esecutivo potrebbe tornare a vacillare.
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