La mobilitazione per sostenere il premierato

Il primo è nato a Roma la settimana scorsa, ora ce ne sono a Ferrara, Rimini, Campobasso, presto ne nasceranno ad Ancona, Bologna, in Campania e poi in altre regioni d'Italia

La mobilitazione per sostenere il premierato
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Il primo è nato a Roma la settimana scorsa, ora ce ne sono a Ferrara, Rimini, Campobasso, presto ne nasceranno ad Ancona, Bologna, in Campania e poi in altre regioni d'Italia. I Comitati civici per il premierato di Fratelli d'Italia si preparano al referendum dietro l'angolo, spiegando ai cittadini la riforma costituzionale che sta nascendo in parlamento.

Giorgia Meloni tiene molto a quella che ha definito «la madre di tutte le riforme» e non vuole fare la fine di Matteo Renzi. Se il referendum sembra inevitabile, bisogna lavorare subito per vincerlo. Così, mentre in Commissione Affari costituzionali si finisce di votare il testo del ministro Elisabetta Casellati, il 23 si completeranno i lavori e poi si andrà in aula, una selva di avvocati fedeli a FdI si è mobilitata per costituire ovunque i comitati civici.

Il primo è stato il romano Gaetano Lauro Grosso, ma ieri nella sala Nassyrja di Palazzo Madama erano presenti altri giovani legali, ansiosi di spiegare ai cittadini più scettici (ad esempio nell'Emilia Romagna di tradizione rossa) quanto è importante avere il potere di eleggere il capo del governo. «Un avvocato - dice Francesco Andriulli- ha anche una funzione sociale e noi la esercitiamo così». Per la collega Claudia Montanari, che viene da «una terra difficile nella provincia di Rimini, dove sono grandi le resistenze alla riforma», bisogna far «percepire la novità come una propria esigenza, non come una scelta calata dall'alto».

Secondo le previsioni dell'iter costituzionale, dopo il voto in aula il testo potrebbe essere a giugno-luglio alla Camera. Se verrà approvato senza modifiche, quello sarà il ddl definitivo da varare o rigettare nella seconda lettura in entrambe le Camere. E dopo il primo sì a Montecitorio, spiega il presidente della Commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, si potrà ragionare sulla legge elettorale, con un punto fermo: dovrà esserci un premio di maggioranza e, secondo la Consulta, non potrà scattare al di sotto di un 40%. «Mi riconosco - dice Balboni- nelle parole del presidente La Russa, dobbiamo lavorare nel rispetto dei tempi, senza fretta e senza ingiustificati ritardi. Il premierato procederà insieme ad Autonomia differenziata e giustizia, altra riforma costituzionale, perché 3 sono gli obiettivi in programma».

Una stilettata alle opposizioni, che fanno ostruzionismo con una montagna di emendamenti, non manca:

«La riforma - dice il capogruppo di FdI in Senato, Lucio Malan- piace alla maggioranza degli italiani, chi è contro dovrà spiegare perché. La sinistra evidentemente non vuole restituire il potere di scegliere ai cittadini».

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