Dopo una notte di sorpassi, contro sorpassi e veleni sui possibili brogli e intromissioni esterne, le doppie urne di domenica scorsa in Moldova consegnano un verdetto ufficiale: al referendum per l'adesione all'Europa i sì vincono di un soffio, mentre alla premier uscente non riesce il colpaccio al primo turno e dovrà misurarsi con il ballottaggio fra due settimane. Il piccolo paese ex Urss, diventato cerniera geopolitica dopo la guerra russa all'Ucraina, stacca idealmente il biglietto per l'Ue, con un'adesione che potrebbe giungere nel 2025. Ma il referendum è stato al cardiopalma, perché le prime proiezioni davano in vantaggio i no di sette punti, riequilibrate dai voti della diaspora: alla fine i sì toccano il 50,31%.
Alle presidenziali, invece, la filo-occidentale ed europeista Maia Sandu si ferma al 42% dei voti, contro il 26% del principale rivale, il socialista filo putiniano Alexandr Stoianoglo.
Contro la Sandu è sceso in campo persino il Cremlino, che con il portavoce Dmitry Peskov le chiede di «mostrare le prove di quello che dice, quando denuncia di non avere abbastanza voti a causa di gruppi criminali». La Presidente moldova aveva infatti parlato di «attacco senza precedenti alla democrazia», puntando il dito apertamente contro soggetti che hanno cercato di indebolire un processo democratico. Preoccupazione condivisa dalla Casa Bianca, che annuncia: «La Russia non ha avuto successo». Secondo John Kirby, portavoce per la sicurezza nazionale, Washington si aspetta che i russi proveranno a influenzare questo ballottaggio, «per questo continueremo a lavorare con i moldavi in modo pubblico e non pubblico, per vedere come possono resistere a questo tipo di influenza».
Positivi i commenti europei al referendum, come quello del presidente del Consiglio Charles Michel, che parla di «un segnale che riafferma l'impegno verso un percorso europeo e a proseguire con le necessarie riforme che trasformeranno il Paese». Ursula Von der Leyen osserva che «di fronte alle tattiche ibride della Russia, la Moldavia dimostra di essere indipendente, forte e di volere un futuro europeo». L'Italia ha sempre sostenuto gli sforzi per entrare in Ue, ha rivendicato il viceministro degli Esteri di Fdi, Edmondo Cirielli, che si dice «orgoglioso di aver potuto svolgere la mia parte per quanto riguarda il contributo finanziario italiano a sostegno della Moldova nel quadro della Moldova Partnership Platform e, nel corso dei negoziati, sull'emendamento all'importantissimo Accordo di sicurezza sociale». Sulla stessa lunghezza d'onda il gruppo ECR al Parlamento europeo, che ha messo l'accento sulle interferenze russe e sul fatto che «la maggioranza dei moldavi non ha ceduto ai messaggi avvelenati di Mosca, è una vittoria per l'Europa e per i valori occidentali che dobbiamo al popolo moldavo».
Infine il report degli osservatori europei, che hanno denunciato la compravendita di voti, gli attacchi ibridi e la disinformazione, come osservato da Michael Gahler, capo della delegazione dell'eurocamera che ha preso parte alla missione Osce di osservazione delle elezioni.
Petra Bayr, capo della delegazione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, ha parlato di momento cruciale per la Moldavia, «nonostante l'aggressione su vasta scala della Russia contro l'Ucraina e l'intensa interferenza sostenuta dal Cremlino nei processi elettorali».
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