Chi era già passato ha sentito un boato fragoroso. Chi era più sotto è stato sfiorato dalla folata di detriti, roccia e ghiaccio («Siamo vivi per miracolo»). Per chi si trovava in mezzo, purtroppo non c'è stato nulla da fare. È di un morto, 4 feriti, di cui uno grave, e forse un paio di dispersi, il bilancio dell'ultima notte su Mont Blanc du Tacul dove uno dei suoi epici seracchi è crollato verso le 2,30, innestando un'ampia slavina che ha travolto una quindicina di alpinisti impegnati nelle prime ore della salita verso la cima del monte Bianco. La via francese del «Tre Quattromila» è la più ambita: volendo si arriva quasi in funivia al rifugio, tagliando di un giorno le fatiche che si concentrano così su una lunga via sono oltre 1200 metri di dislivello che scorre sul filo del confine con l'Italia. La salita permette di «mettersi in tasca» anche altri due quattromila, con la cima del Tacul (4248 metri) e del Mont Maudit (4468), prima di vedere l'alba inondare di rosa le pendici più alte che portano ai 4807 del Bianco. L'altra notte c'erano un centinaio di persone, fra alpinisti e guide al rifugio des Cosmiques, campo base della via, a quota 3613, appena sotto gli impianti della aiguille du Midi. Da qui si parte poco dopo la mezzanotte: il Tacul è il punto chiave della salita: «E un pendio di 700 metri di dislivello, si procede a zig zag perché è costellato di seracchi sospesi e crepacci», spiega Paolo Comune, 50 anni, guida alpina di Gressoney e direttore del Soccorso alpino valdostano. L'altra notte era appena passato da quel punto a 4100 dove è avvenuto il crollo. «Non ero in servizio, ma con amici. Ho chiamato i soccorsi che però erano già in azione», spiega «le condizioni meteo erano buone, fa caldo, lo zero termico era oltre i 4600 metri, ma rispetto agli altri anni il Tacul era meno rischioso». Questo pendio «gocciola» anche in piena notte. Illuminare con le pile frontali uno di questi labirinti di ghiaccio è tanto suggestivo quanto spaventoso. Per questo si parte in piena notte: «I seracchi crollano a qualunque ora, più per gravità che per le alte temperature». Arrivati a quota 4mila l'itinerario dei «Tre monti» si fa impegnativo per la quota, ma le difficoltà calano. Ieri i soccorsi guidati dal Peloton di Chamonix hanno evacuato in elicottero tutte le cordate: per lo più di alpinisti francesi, spagnoli e svizzeri. Purtroppo per un francese non c'è stato nulla da fare, mentre in serata ancora si cercava di fare il conto di chi fosse transitato al refuge du Gouter sull' altro versante francese, dove di si approda nella lunga discesa verso Chamonix. Due tedeschi non hanno ancora dato notizie, ma le ricerche riprenderanno oggi.
Ieri si è data priorità al soccorso e alle prime indagini anche se per la gendarmeria francese la causa del crollo è naturale. La via dei Tre monti è stata chiusa ma riaprirà: l'alta montagna a rischio zero non può esistere.
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