Non ce l'hanno fatta i due ex parlamentari Robinio Costi e Pietro Longo a vedersi restituito il vitalizio tolto loro, nove anni fa, per via di vecchie e definitive condanne penali. Stiamo parlando di due politici appartenenti al Partito socialdemocratico (Psdi), del quale Longo è stato anche segretario negli anni Ottanta.
I due avevano fatto ricorso contro la decisione presa nel 2015 dalla Camera dei deputati allora presieduta da Laura Boldrini. In quell'occasione la revoca del vitalizio non riguardò soltanto i due ex parlamentari socialdemocratici. La decisione, assunta allora all'unanimità dall'ufficio di presidenza di Montecitorio, una decina di ex parlamentari: Massimo Abbatangelo (ex deputato di Msi), Giancarlo Cito (ex sindaco di Taranto, ex Msi, poi in Forza Italia), i già citati Longo e Costi; Massimo De Carolis (ex Dc); Francesco De Lorenzo (ex ministro della Sanità ed esponente del Partito liberale); Giulio Di Donato (Partito socialista); Raffaele Mastrantuono e Gianstefano Milani (anche loro ex Psi) e Gianmario Pellizzari (ex Dc).
«Il ministero della Giustizia ha comunicato alla Camera che dei 1.202 ex deputati che prendono il vitalizio sono dieci i condannati in via definitiva ad una pena superiore a due anni per reati gravi come mafia, corruzione, terrorismo, peculato o concussione - scriveva allora la stessa Boldrini sui suoi profili social -. Oggi, sulla base di questi dati, l'Ufficio di presidenza ha deciso la revoca del loro vitalizio. Ma l'impegno del Parlamento continua, c'è un'ulteriore verifica in corso su altri 346 ex deputati che hanno più di 80 anni e che, per limite d'età previsto dalla legge, non risultano al casellario giudiziario».
A nove anni di distanza la decisione è la stessa. La presidente del Collegio di Appello di Montecitorio, Ylenja Lucaselli (FdI) (nella foto), ha firmato la sentenza che conferma la cessazione del trattamento economico vitalizio a Longo e Costi. Nella sentenza depositata dalla stessa Lucaselli, si sottolinea in un passaggio, il ruolo etico di chi rappresenta le istituzioni: «Vale la pena di sottolineare - è scritto - che risulta essere un interesse pieno e incondizionato delle Assemblee parlamentari quello di garantire che la condotta degli appartenenti alle Assemblee stesse risponda a quei criteri etici che certamente non possono considerarsi allineati alla commissione di reati quali quelli che rilevano nella controversia in esame».
A differenza di Palazzo Madama, dove la delibera del 2015, è stata in buona parte annullata (fatto che ha restituito il vitalizio tra gli altri a Roberto Formigoni, Ottaviano Del Turco e Denis Verdini), la Camera dei Deputati ha confermato quella sentenza cui si erano fortemente e fieramente opposti sia Longo che Costi.
Tra l'altro per quest'ultimo, condannato nel 1995 a tre anni per concussione su fatti risalenti al periodo in cui era assessore al Comune di Roma, si tratta di un vitalizio maturato in appena 722 giorni di lavoro come parlamentare (dal 23 aprile del 1992 al 14 aprile del '94).
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