Moody's all'assalto di Renzi: Pil in calo

L'agenzia taglia le stime sulla crescita nel 2014: -0,1%. E critica la lentezza del governo sulle riforme

Roma - Un avvertimento. O, per dirla in modo più diretto, un buffetto: nemmeno troppo delicato. È quello che Moody's manda a Matteo Renzi. E proprio perché le dimensioni del messaggio sono quelle del buffetto (a mano aperta), le critiche sono contenute più nelle valutazioni politiche , che nelle previsioni macroeconomiche.

L'agenzia di rating stima per l'Italia una crescita del Pil di quest'anno negativa per lo 0,1%. Un calo della ricchezza, cioè, più contenuto rispetto a quanto annunciato dall'Istat la settimana scorsa (-0,3%). E più bassa rispetto alle precedenti previsioni dell'agenzia; che per quest'anno aveva ipotizzato un aumento del Pil dello 0,5%, a fronte di una stima del governo dello 0,8%. Tanto basta per portare Moody's a prevedere che Roma «non raggiungerà il target di deficit previsto». E non a caso, Renzi da qualche giorno sta dicendo che l'Italia, pur non rispettando il livello di deficit previsto (2,6%), rimarrà comunque al di sotto del 3%. Ma la Borsa non fa una piega: +1,4% la chiusura di Piazza Affari di ieri.

Insomma, non sono le previsioni economiche di Moody's a far accendere le lampadine di allarme a Palazzo Chigi. Lo sono, invece, le valutazioni politiche . «La debolezza del quadro economico - dice l'agenzia nel rapporto sull'Italia - rende più complicate l'approvazione e l'attuazione del piano di riforme strutturali», annunciato da Renzi. Il piano è «ambizioso», ma «la lentezza dell'azione di riforma suggerisce che la popolarità del governo non si è ancora tradotta in uno slancio politico che porti ad approvare e ad attuare un quadro più ampio di riforme».

Vale a dire: vanno bene le riforme strutturali annunciate, ma il governo sta perdendo tempo. «È lento nella loro attuazione». Gli stessi «80 euro» hanno prodotto risultati solo per un mese. E l'Ocse, con il suo superindice, fotografa un miglioramento per l'Italia ed un arretramento per la Germania. In compenso, la riforma del Senato (una volta a regime) e l'abolizione delle province produrrà risparmi per un miliardo di euro.

A peggiorare le condizioni per il governo non sono tanto queste riflessioni politiche. Quanto la circostanza che sull'Italia penda un outlook negativo, espresso proprio dall'agenzia di rating .

Dopo l'ultimo declassamento, l'agenzia ha minacciato ulteriori azioni al ribasso annunciando per l'Italia un outlook negativo. Cosa vuol dire? Che se il governo non applica, ed alla svelta, le riforme necessarie, tra breve seguirà un ulteriore declassamento.

È per queste ragioni che il rapporto dell'agenzia diffuso ieri non è un «richiamo amichevole» al governo. Tutt'altro. È come se ricordasse a Palazzo Chigi che quella «lentezza» nell'azione di governo - lamentata nel rapporto - potrebbe diventare prodromica ad una nuova revisione del rating . Verso il basso.

In compenso, Renzi segna un punto a favore a Bruxelles.

Il premier aveva detto che non saranno la Troika, la Bce o la commissione ad ordinare le riforme in Italia, ma sarà il governo. «L'attuazione delle riforme è questione che riguarda lo Stato italiano», precisa un portavoce della Commissione Ue.

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