La Moratti "dossierata" ha già messo in azione i suoi avvocati

Stupore nel centrodestra per gli addebiti a Pazzali, mentre il Pd invoca le dimissioni dalla Fiera

La Moratti "dossierata" ha già messo in azione i suoi avvocati
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Nel centrodestra milanese in pochi hanno voglia di parlare dell'ennesima inchiesta sui dossieraggi. Il coinvolgimento di Enrico Pazzali, stimato manager e possibile candidato sindaco alle prossime comunali, ha lasciato tutti stupiti. A microfoni spenti in molti lo definiscono «un amico» e sperano che presto possa dimostrare la sua innocenza. A Palazzo Lombardia, dove Pazzali era di casa, la sorpresa è stata tanta. Nessuno, viene sottolineato, conosceva l'attività imprenditoriale personale del presidente della Fondazione Fiera Milano, giudicato sempre per i risultati ottenuti. Letizia Moratti, oggi in Forza Italia ma alle ultime regionali candidata governatrice con il Terzo polo, è una delle persone sulle quali sono stati fatti accertamenti per screditarla in campagna elettorale. L'ex sindaca per il momento non commenta e si riserva qualche giorno per approfondire la questione con i suoi legali. Ma per il leader di Azione Carlo Calenda, che in Lombardia aveva sostenuto la corsa di Moratti insieme a Matteo Renzi, è «gravissimo» quanto sta emergendo: «Il fatto che si cercassero dossier per colpire la sua candidatura dimostra che anche i processi democratici sono esposti ad attacchi». Tra le fila della Lega nessuno si sbilancia anche se una nota del partito chiede pene più severe «per gli spioni». Mentre in FdI assicurano che, al netto dei buoni rapporti personali, quelli politici con Pazzali erano finiti dopo la sua parentesi romana, quando era sceso nella Capitale anche con il benestare del governo Renzi. Tanto che nel centrodestra c'è chi parla della «delusione» del manager per non essere rientrato nell'ultima tornata di nomine governative. Una distanza rimarcata anche dal presidente del Senato Ignazio La Russa: «È noto che i suoi attuali ruoli in Fiera non dipendano da FdI ne tantomeno da me». Secondo il capogruppo del partito di Giorgia Meloni a Palazzo Marino, Riccardo Truppo, al di là dei singoli indagati «per i quali non si può fare altro che essere garantisti - spiega - se fosse confermato un sistema di dossieraggio tutto milanese e ramificato in Italia sarebbe un quadro veramente preoccupante». Anche l'esponente milanese di Forza Italia Alessandro De Chirico evita commenti affrettati: «Siamo garantisti sempre, vedremo quali saranno gli sviluppi».

Insorge invece la sinistra, con il capogruppo del Pd lombardo Pierfrancesco Majorino che parla di una «lotta nel fango in ambienti di destra che crea un problema politico, soprattutto sull'oggi» e chiede le dimissioni di Pazzali dalla Fondazione Fiera.

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