La decisione era già presa da tempo, tanto che sabato sera - a poche ore dall'intervento di Giorgia Meloni dal palco di Atreju - Mateusz Morawiecki (foto) si scherniva sì, ma fino a un certo punto. Alla cena di Natale organizzata da Ecr nel rooftop di Palazzo delle Esposizioni, sanno tutti che l'ex premier polacco è infatti destinato a diventare il prossimo presidente di Ecr party, il partito dei Conservatori e riformisti europei a cui Fratelli d'Italia aderisce dal 2018 e che ormai dal 2020 è guidato proprio da Meloni. Che ieri - come anticipato dal Giornale (foto) - non solo ha annunciato la sua intenzione di dimettersi (i Conservatori «meritano di avere un presidente che possa occuparsene a tempo pieno») ma ha pure benedetto il passaggio di consegne con Morawiecki, seduto in prima fila sotto il palco. «L'applauso di questa sala è la conferma che ti sosterremo in questa battaglia che conduci anche per noi», dice Meloni. Certo, ci sono gli adempimenti burocratici e la procedura statutaria da seguire, tanto che la premier spiega che a breve saranno «aperte le candidature». Ma Fdi e i polacchi di Pis sono le componenti numericamente più pesanti di Ecr e dunque è impossibile che possano esserci sorprese. Tanto che lo stesso Morawiecki - intercettato da alcuni giornalisti - dopo un primo timido «non so cosa succederà», si lascia andare a un sorriso e ammette che sì, ci sono i tempi tecnici per «convocare la riunione del Council» di Ecr (a Bruxelles oppure a Roma, come è accaduto per la riconferma di Meloni nel 2023) in cui «tutte le delegazioni siano d'accordo» e sperare di chiudere la pratica già «a metà gennaio». Insomma, «giusto in tempo» per essere presente all'inauguration day di Donald Trump in programma a Washington il 20 gennaio. Cerimonia a cui Morawiecki parteciperebbe proprio come capo delegazione di Ecr («subito dopo andrò alla Harvard University per una conferenza sull'Europa»), peraltro insieme a Meloni (che Trump avrebbe inviato quando i due si sono incontrati a Parigi).
D'altra parte, i contatti tra la nuova amministrazione americana e i Conservatori europei sono più che solidi, cementati anche grazie al rapporto tra Meloni e Elon Musk. Proprio la premier italiana, chiudendo il suo intervento dal palco di Atreju, ieri ha voluto fare gli «auguri di buon lavoro» a Trump, perché gli Stati Uniti sono «alleati leali a prescindere da chi governa», ma «io sono una donna di destra e sono felice di poter dialogare con i Conservatori americani». E sulla stessa linea è Morawiecki, che - non a caso - fa suo lo slogan trumpiano. «Make Europe great again!», dice prima di definire l'esito del voto americano «un segnale di buon senso». Che, peraltro, potrebbe avere una ricaduta anche nella sua Polonia, dove si sta accendendo sempre più il contrasto fra il Pis e la Piattaforma civica dell'attuale premier Donald Tusk. Poi il futuro presidente di Ecr punta il dito contro un'Europa che «è costretta ad occuparsi della burocrazia di Bruxelles piuttosto che della libertà delle sue nazioni». «Voi italiani - aggiunge nel suo intervento dal palco di Atreju - avete una frase bellissima per tutto questo: Mamma mia!».
Tra i due principali dossier su cui intervenire, cita poi «l'inutile normativa sul green deal» che «rischia di uccidere l'Europa senza salvare l'ambiente ma facendoci vivere nella povertà energetica» e «l'immigrazione illegale» che «non porterà mano d'opera ma caos e violenza nelle nostre città». Non è un caso.
Perché sono le due questioni chiave su cui Ppe e Ecr si sono andati in questi anni avvicinando. E il suo mandato da presidente dei Conservatori sarà in continuità, con l'obiettivo di favorire sempre più un dialogo con i Popolari e lo schema della cosiddetta «maggioranza Venezuela».
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