Piccoli fanatici crescono. Un'approfondita indagine svolta da Novaya Gazeta Europe, il giornale indipendente russo che proprio ieri l'ufficio del procuratore generale russo ha dichiarato «indesiderato», diretto dal premio Nobel per la Pace Dmitry Muratov che è stato costretto a lasciare il Paese e a trasferire la redazione nell'Unione europea, documenta l'impressionante opera di lavaggio del cervello delle giovani (e giovanissime: si comincia dagli asili d'infanzia) generazioni per educarli al militarismo aggressivo sui banchi di scuola. Gli insegnanti sono tenuti a trasmettere agli alunni un patriottismo fanatico, l'amore per la guerra e una retorica della divisa che ricorda fin troppo da vicino quel nazismo che Vladimir Putin ha l'improntitudine di denunciare come al potere in Ucraina il cui presidente, Volodymyr Zelensky, è tra l'altro un ebreo. Non solo: agli studenti adolescenti viene spesso proposto con insistenza di arruolarsi nell'esercito e partire per il fronte subito dopo il termine del corso di studi: molti lo hanno fatto, non pochi non sono tornati vivi.
Secondo i dati della ricerca, dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina nel febbraio 2022 sono stati tenuti nelle scuole materne, primarie e secondarie russe 200mila eventi «patriottici» collegati in un modo o nell'altro alla guerra. Negli anni del massimo assorbimento psichico, si inculca scientificamente l'idea che sia normale e primo dovere il crescere come «difensori di una patria sotto assedio». Agli alunni degli asili si insegna a marciare e a cantare canzoni patriottiche; nelle scuole si tengono gare di lancio di granate e incontri con uomini delle forze armate, presentati come i salvatori di una patria aggredita da un nemico esterno (che in ultima analisi saremmo noi occidentali, presunti mandanti dell'«aggressore» ucraino). Gli insegnanti assegnano ai loro studenti compiti come scrivere lettere e cuocere dolci per i soldati russi al fronte, cucire reti per mimetizzare e maglioni per i coscritti. Vengono tenute nelle classi celebrazioni dell'annessione dei territori ucraini occupati, raccolti fondi per «aiuti umanitari», organizzati concerti-Z (la onnipresente lettera-simbolo della cosiddetta Operazione militare speciale), confezionate candele per le trincee.
Il tutto richiama iniziative di epoca sovietica: ragazzini di dieci anni in divisa con fucili in mano vengono messi «di guardia» a placche commemorative di ex allievi delle loro scuole caduti in Ucraina come si faceva allora per quelli morti in Afghanistan, e come del resto si faceva nella Germania Est dove si mandavano i bambini delle elementari irreggimentati a onorare le targhe a ricordo dei poliziotti tedesco-orientali «caduti in difesa della barriera antifascista», che era poi il muro di Berlino.
I recalcitranti non hanno vita facile. I (pochi) docenti che hanno cercato di rifiutarsi sono stati puniti, e i genitori che hanno tenuto a casa i propri figli da queste iniziative sono stati convocati e intimiditi. E siccome Putin ha una passione per le definizioni criptiche, sono state istituite 35 ore obbligatorie l'anno di «Conversazioni importanti», ovvero di indottrinamento pro-guerra e «valori tradizionali» cui anche i genitori devono partecipare. Il top della fantasia militarista è il «banco degli eroi», una specie di altarino dedicato ai caduti riservato ai più fanatizzati tra gli alunni, che possono da lì assistere alle lezioni, naturalmente in divisa: è il massimo degli onori.
Superato solo da quello di «entrare nell'immortalità a vent'anni», ovvero farsi ammazzare per la gloria del dittatore di turno. Questo è il Paese con cui molti italiani, in buona fede e non, s'illudono ancora di convivere in pace.
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