Mosca punta al Donetsk. Kiev apre ai negoziati: "Prima cessate il fuoco"

I russi martellano l'altra metà del Donbass. Zelensky: "Trattative dopo lo stop alle armi"

Mosca punta al Donetsk. Kiev apre ai negoziati: "Prima cessate il fuoco"

Dopo la resa di Lysychansk, l'imperativo di Mosca è avanzare fino alla totale conquista del Donbass. L'ha ribadito ieri Putin incontrando il ministro della Difesa Shoigu. Il leader del Cremlino non vuole perdere altro tempo e ha affidato al comandante delle forze aerospaziali Sergei Surovikin il compito di colpire l'Ucraina orientale con i temibili caccia Su-35, per far terra bruciata, aprire varchi e consentire alle forze di terra di completare l'opera. Non a caso ieri gli uomini del generale Sergey Surovikin hanno iniziato ad avanzare in direzione di Seversk, nell'oblast di Donetsk, in attesa che dal cielo piovano più bombe possibili. La battaglia per il Donbass non è ancora finita, assicura Zelensky, ma la bandiera bianca sventolata a Lysychansk sembra aver galvanizzato l'esercito di Mosca. A meno di 80 chilometri si trova Slovyansk: se gli invasori dovessero occuparla, si troverebbero in mano l'intera mezzaluna ambita.

«C'era la possibilità di rimanere a Lysychansk più a lungo, ma a quale costo? - si domanda il capo dell'amministrazione militare della regione di Lugansk, Sergei Gaidai - le truppe russe si sarebbero ammassate dalla parte di Bilohorivka, Popasna e Komyshuvakha, avrebbero accerchiato i nostri soldati e avremmo perso l'intero gruppo». I russi fanno sapere che un ulteriore massacro ucraino si potrebbe scongiurare. Il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, preme affinché Zelensky accetti le condizioni del Cremlino: sedersi a un tavolo negoziale, e firmare un documento di resa. Ma il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, mette sul tavolo le condizioni di Kiev per organizzare un possibile (e ancora lontano) summit: cessate il fuoco, ritiro delle truppe di Mosca, ritorno dei cittadini deportati, estradizione dei criminali di guerra, risarcimenti, e soprattutto il riconoscimento dei diritti sovrani dell'Ucraina. Scettico il capo dei servizi segreti di Kiev, Kyrylo Budanov, convinto che «il Cremlino non limiterà i suoi appetiti al Donbass, sta pianificando la completa distruzione dell'Ucraina. L'entrata in scena dei caccia è l'ennesimo atto di forza perpetrato da Putin».

Continua quindi il muro contro muro e la 131esima giornata di combattimenti si è segnalata per il martellamento degli invasori in ampie aree del Paese. Nella regione di Sumy, i russi hanno sparato contro un collegio psichiatrico. Erano le 4 di mattina quando hanno bombardato con mortai e artiglieria i locali dell'istituto. Un incendio è divampato nella sala da pranzo, l'edificio amministrativo e il dormitorio sono stati distrutti e almeno tre pazienti risultano feriti. A Kharkiv hanno attaccato una delle istituzioni educative della città. I campi di grano stanno bruciando nel Kherson a causa di attacchi missilistici. A Sumyshchyna (nel territorio di Chernikiv), i russi hanno seminato più di 230 mine ed esploso proiettili di vario calibro. Nella regione di Dnipropetrovsk il nemico ha bombardato il distretto di Kryvorizka, dove le finestre di un asilo sono saltate in aria per un'onda esplosiva. A Odessa si teme un attacco nella notte: 20 missili da crociera Kalibr sono stati puntati sulla città.

A Mariupol, i russi stanno demolendo tutte le palazzine danneggiate durante i bombardamenti. Peter Andryushchenko, consigliere del sindaco Boichenko, ha riferito su Telegram che le operazioni «vengono svolte senza valutare la presenza di civili nascosti negli scantinati e di corpi intrappolati tra le macerie».

La risposta ucraina è racchiusa nel bombardamento aereo notturno della frontaliera città di

Belgorod (4 morti) e sulla platonica riconquista dell'Isola dei Serpenti. Troppo poco per mettere in difficoltà l'orso di Mosca, ed è per questo motivo che Zelensky ha chiesto la consegna rapida di nuove armi all'Occidente.

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