La mossa di Letta per non lasciare il Colle al centrodestra

Il segretario del Pd fissa i paletti e frena sull'ipotesi Berlusconi: "Al Quirinale non c'è mai stato nessun leader o capo politico". Ma i numeri in Parlamento e l'opinione degli italiani lo terrorizzano

La mossa di Letta per non lasciare il Colle al centrodestra

Precedenza all'approvazione della manovra di fine anno, solamente poi la partita per il Colle entrerà nel vivo. I partiti sono tutti d'accordo e attendono l'ok alla legge di bilancio, ma in realtà nei corridoi di palazzo sono già iniziate le prime manovre in vista dell'elezione del prossimo presidente della Repubblica. Il centrodestra questa volta ha i numeri per essere determinante: Renzi ha attribuito alla coalizione il ruolo di kingmaker, eppure c'è chi sta provando a lavorare affinché ciò non avvenga. È il caso di Enrico Letta, terrorizzato dai numeri in Parlamento che attribuiscono al centrodestra una posizione molto rilevante.

La strategia di Letta

Tra le tante ipotesi sul tavolo c'è quella di Silvio Berlusconi, che stuzzica e non poco tutti quei parlamentari che riconoscono nel Cav un'importante figura di riferimento per l'ambiente europeista. Sarebbe un incubo per la sinistra e i grillini: l'approdo del leader di Forza Italia al Colle rappresenterebbe un colpo bassissimo per il fronte giallorosso. Un boccone indigesto senza precedenti. Ecco perché il segretario del Partito democratico non vuole neanche ipotizzare uno scenario del genere.

Letta infatti ha provato a fissare una serie di paletti. Una sorta di identikit di quello che dovrebbe essere il prossimo capo dello Stato. E ha già voluto mettere le mani avanti: "Ci sono tanti motivi per cui non è quello l'identikit. Rivedendo i 12 presidenti viene fuori che non c'è mai stato nessun leader o capo politico". Insomma, una mossa per provare a spazzare via l'ipotesi Berlusconi e tentare di scippare al centrodestra il pallino strategico. Ci aveva già provato ad Atreju qualche giorno fa, quando ha bollato "in salita" la possibilità del Cav al Quirinale.

Ma i numeri in Parlamento...

Il comun denominatore dei partiti è la necessità di arrivare a eleggere un presidente della Repubblica super partes, un profilo che non divida il Paese in sostanza. Per questo sarebbe necessario poter contare su una maggioranza quanto più larga possibile. "Un presidente della Repubblica eletto a 505 voti sarebbe un vulnus molto grave che il Paese non si può permettere", ha sentenziato Letta. Che però deve fare i conti con i numeri del Parlamento che rischiano di ingolfare il Pd e i 5 Stelle.

Il segretario del Partito democratico auspica che il capo dello Stato venga eletto nelle prime votazioni, magari al quarto o quinto giro. Nel frattempo c'è chi ha iniziato a mettere su i possibili scenari e a prendere il pallottoliere in mano. Al centrodestra mancherebbero 10 o 15 voti se facesse sponda con Italia Viva. A quel punto si guarderebbe con forte attenzione al gruppo Misto, una realtà politica in cui sono presenti le più variegate anime. Tra cui appunto anche quelle disposte a votare Berlusconi.

In tal senso non vanno dimenticate le parole di Alessandro Sorte: l'ex azzurro non solo si è detto disposto a sostenere l'eventuale candidatura del Cav al Colle, ma si è dimostrato ottimista sul fatto che qualche suo collega lo seguirà e dal gruppo Misto arriveranno diversi voti a favore. "Lo voterei senza dubbi e penso di poter convincere nel Misto 7-8 deputati a fare altrettanto", ha dichiarato di recente.

Gli italiani premiano il Cav

Altro dettaglio di non poco conto riguarda l'opinione del Paese. Gli ultimi sondaggi fotografano una situazione chiarissima: Berlusconi è tra i più apprezzati dagli italiani per la corsa al Quirinale.

Ad esempio dalla rilevazione di Euromedia Research emerge che il leader di Forza Italia è al secondo posto tra le preferenze degli elettori, preceduto dal premier Mario Draghi e seguito dal ministro della Giustizia Marta Cartabia.

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