La mossa ucraina e il rischio di autogol. L'Ue limita i danni (ma la bolletta salirà)

Kiev perde 800 milioni l'anno, l'Europa parte dell'import. I prezzi per megawatt già cresciuti del 29% in due settimane. In Italia possibile un aumento dei costi

La mossa ucraina e il rischio di autogol. L'Ue limita i danni (ma la bolletta salirà)
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Il diktat del presidente ucraino Volodymyr Zelensky deciso a non rinnovare l'accordo quinquennale per il passaggio del gas russo dai suoi territori ricorda la storiella del marito pronto a tagliarsi gli attributi per far dispiacere alla moglie infedele. Perché se da una parte Gazprom dovrà rinunciare ai 350 milioni di euro fatturati ogni settimana ai paesi europei dall'altra Kiev dovrà dire addio ai circa 800 milioni di dollari l'anno che Mosca continuava - nonostante la guerra - a riconoscerle per i diritti di transito. E per un'Ucraina già sul lastrico quegli 800 milioni in meno rischiano di pesare molto più degli ammanchi patiti da Gazprom. Insomma nonostante le dichiarazioni di Zelensky - pronto a definire la cancellazione del contratto «una delle più grandi sconfitte di Mosca» - Kiev rischia di uscirne con le ossa rotte.

Anche perché da domani bombe e missili russi potrebbero colpire non solo le centrali elettriche, ma anche i gasdotti interni risparmiati proprio in virtù del contratto in vigore dal 2019. Milioni di ucraini rischiano, insomma, di trascorrere un inverno ancora più freddo e buio di quello affrontato fin qua. Ma il presunto sgambetto di Zelensky a Vladimir Putin rischia di avere conseguenze anche per gli alleati europei. Negli ultimi mesi Bruxelles prometteva di far fronte al blocco delle forniture russe grazie al gas proveniente dai terminali Gnl di Germania, Italia, Grecia e Polonia. Ma le quattro rotte alternative proposte dalla Ue non hanno impedito il brusco rialzo dei prezzi balzati, in soli 2 giorni, oltre la soglia dei 50 euro a megawatt ora a seguito di rincari superiori al 4 per cento. Aumenti che rappresentano l'ultimo tratto di una curva dei rincari salita del 66% nell'ultimo anno e di ben il 29% nelle ultime due settimane.

Lo scenario rischia di rivelarsi doloroso anche per i consumatori italiani. Nonostante le riconversioni che hanno permesso -.tra il 2022 e il 2023 - la sostituzione di buona parte delle forniture di metano russo con Gnl proveniente da Algeria e Qatar nel 2024 le nostre importazioni di gas russo sono cresciute del 50,7% rispetto ai 12 mesi precedenti. Nel 2025 dunque gli aumenti in bolletta potrebbero rivelarsi di una certa rilevanza. Ma le conseguenze peggiori per l'Europa sono di carattere geo-politico.

Il gas in transito dallo snodo russo ucraino di Sudzha era essenziale per Moldavia, Serbia, Ungheria, Slovacchia e Austria. Questi ultimi due paesi hanno già trovato delle soluzioni alternative mentre Ungheria e Serbia possono - in virtù dei buoni rapporti con Mosca - beneficiare del gas russo che attraversa il Mar Nero grazie alle tubature di Turkstream. In tutto questo la grande dimenticata è però la Moldavia, ovvero una delle nazioni più in bilico nello scontro che contrappone Unione Europea e Federazione Russa. Parallelamente alla fine degli accordi con Kiev Mosca ha annunciato la sospensione di tutte le forniture ad una Moldavia colpevole di non aver saldato i propri debiti.

Chisinau già nel mirino di Mosca dopo la richiesta di adesione all'Ue rischia però di far i conti con le proteste di una popolazione tra cui è già presente una consistente percentuale filo russa. Un brutto guaio per un'Europa vicina a perdere un altro pezzo cruciale nel complesso risiko che la contrappone alla Russia.

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