Alle loro vittime strappavano abiti, telefonini, gioielli. Praticamente le depredavano, mostrando una particolare predilezione per le collanine. Così giovani e privi di scrupoli al punto che, pur senza averli mai incontrati, rassicura pensarli ora, finalmente, in manette. Un'operazione resa possibile dal successo dell'inchiesta portata avanti dai poliziotti della squadra investigativa del commissariato di Porta Genova dopo almeno 16 rapine messe a segno tra la Darsena e i Navigli, tra giugno e settembre scorsi. Gli arrestati riflettono l'identikit e il momento presente di questa Milano che esce faticosamente disturbata dalla pandemia. Sono infatti cinque ragazzi tra i 18 e i 22 anni, un egiziano, due tunisini e due marocchini (tre in carcere, due ai domiciliari), dalle indagini rivelatisi particolarmente abili anche in minacce e pestaggi. Del resto sono tutti giovani criminali già di lungo corso, con precedenti per spaccio e reati contro il patrimonio. Avvezzi a trovare l'occasione giusta per colpire, a creare le occasioni nelle sere dei fine settimana di movida, circondando le vittime, puntando contro di loro cocci di vetro e coltelli e, se occorre, menando le mani. «Efferati e particolarmente violenti, questi rapinatori, che abbiamo soprannominato banda della catenina, hanno dimostrato tutte le caratteristiche del branco» dichiarano gli investigatori.
La polizia ha avuto non poche difficoltà nel catturarli. Due di loro, senza fissa dimora, si erano nascosti in una cascina abbandonata in zona Giambellino, a sud ovest di Milano, dove avevano trovato un riparo provvisorio. Mentre, durante gli arresti, in carcere è finito anche un sesto giovane, fratello di un componente della banda, perché su di lui pendeva un provvedimento di carcerazione per rapina e resistenza a pubblico ufficiale per cui deve scontare due anni, quattro mesi e 15 giorni di reclusione.
Ai margini di questa vicenda ci sono vittime che, spaventate, non sono state in grado di riconoscere i loro aggressori. È per questo che molti altri episodi di rapine che potrebbero riguardare i cinque arrestati - assalti non denunciati o sui quali non sono stati ancora trovati i riscontri necessari - sono tuttora al vaglio degli inquirenti.
Altri arresti di giovanissimi scatenati riguardano l'Arma dei carabinieri che si è concentrata nel territorio di Saronno, in provincia di Varese. Dove sei ragazzini stranieri (due sono tredicenni, quindi non sono imputabili, ma per gli altri, su richiesta del tribunale per i minorenni di Milano, sono scattati i domiciliari) sono stati accusati di aver aggredito dei coetanei la mattina del 5 ottobre scorso nel corso principale della cittadina. Dapprima i piccoli balordi hanno chiesto loro di cambiare alcune banconote, quindi si sono fatti seguire in una stradina più defilata per minacciarli e aggredirli, allo scopo di farsi consegnare quanto avevano in tasca.
A quel punto, una volta dopo la denuncia dei genitori delle giovani vittime, per la risoluzione della vicenda molto hanno potuto sia le immagini immortalate dalle telecamere di
sorveglianza del centro città che i servizi di osservazione del centro dei carabinieri in borghese, capaci di individuare, sulla scorta delle testimonianze raccolte, il gruppo di giovani responsabili dell'assalto ai coetanei.
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