Il paradiso delle Terme Sabine di Cretone, circondante dal verde e situate ai piedi del bosco, tanto amate da turisti e romani, ieri si sono trasformate in un inferno per una famiglia.
Un bambino di otto anni ha perso la vita in una delle tre grandi piscine di acqua calcica-solfurea. Una è dedicata proprio ai più piccoli ed è alimentata a ricambio continuo.
La tragedia si è consumata nel giro di pochi secondi, in quelle terme laziali che si trovano tra Palombara Sabina e Passo Corese, a pochi chilometri dalla capitale. Non è ancora chiaro cosa sia accaduto e questo potranno dirlo solo le indagini, che sono state affidate ai carabinieri. Il piccolo, però, secondo le prime informazioni sarebbe caduto in una delle vasche termali proprio mentre era in corso l'attività di pulizia e svuotamento. Non sarebbe riuscito in alcun modo a risalire a galla e alla fine sarebbe stato risucchiato dallo scarico delle terme.
Immediato l'allarme, che ha fatto scattare subito i soccorsi, che per quanto tempestivi alla fine si sono rivelati inutili. Sul posto, oltre alle ambulanze del 118, sono arrivati i carabinieri di Palombara Sabina e i militari di Monterotondo, gli uomini del 118 e diverse squadre dei vigili del fuoco, che hanno cercato di intervenire per salvare la vita al bambino. Ma era già tropo tardi, perché il piccolo era annegato e non c'era più nulla da fare. Tra la disperazione dei presenti, che sono stati allontanati proprio per facilitare l'intervento, i pompieri hanno iniziato operazioni di recupero che sono terminate solo alle 21.
La salma del bambino è stata portata a galla in serata. Le indagini sono state affidate ai carabinieri della compagnia di Monterotondo, che ora dovranno capire come mai il bimbo si trovava lì in quel momento, se sia sfuggito all'attenzione degli adulti con cui era arrivato alle terme o se non si sia reso conto del pericolo. I militari dell'Arma valuteranno anche se ci siano o meno responsabilità da parte dei gestori delle Terme.
A Ferragosto, invece, a perdere la vita era stata una bambina di 11 anni, Fatou Thiao, annegata nelle acque del ramo lecchese del Lago di Como davanti agli occhi del padre, che aveva portato le tre figlie e un'amica a Mandello del Lario.
La piccola, che era di origini senegalesi e abitava a Bulciago con la famiglia, assieme alle sorelle e all'amichetta era in acqua nella zona della foce del torrente Meria, un punto caratterizzato anche dalla presenza di fosse e correnti d'acqua, quando tutte le giovanissime si sono trovate in difficoltà per via del brusco cambiamento di profondità del fondale. Le due sorelle maggiori di Fatou e l'amichetta sono state raggiunte e portate in salvo, ma l'undicenne è scomparsa sott'acqua ed è morta.
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