![Il muro dei giudici contro Trump. E anche Musk finisce nel mirino](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/05/1738733598-aztszlfg0mzhzbpw1su5-ansa.jpeg?_=1738733598)
I tribunali americani alzano le barricate giudiziarie per tentare di arginare l'uragano Donald Trump. La valanga di ordini esecutivi firmati dal presidente Usa nelle sue prime settimane in carica hanno generato più di trenta cause legali, e la maggior parte - per ora - non sono andate a favore del tycoon. Negli ultimi giorni i giudici hanno frenato gli sforzi di Trump per congelare la spesa pubblica, ridurre la forza lavoro federale, porre fine alla cittadinanza automatica per i bambini nati sul suolo statunitense, impedire alle donne transgender la permanenza nelle prigioni femminili, e smantellare l'Usaid, l'Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale. L'ultima decisione in ordine di tempo riguarda il blocco temporaneo dell'accesso al Doge - la commissione per l'efficienza governativa di Elon Musk - ai sistemi di pagamento del dipartimento del Tesoro. Il giudice Paul A. Engelmayer ha vietato l'accesso ai dati conservati presso il Tesoro a «tutte le nomine politiche», a «tutti gli agenti speciali del governo» e a «tutti i dipendenti governativi assegnati da un'agenzia esterna al dicastero». L'ordinanza temporanea, in vigore fino all'udienza prevista per il 14 febbraio, stabilisce inoltre che chiunque abbia avuto accesso ai dati dall'insediamento di Trump il 20 gennaio deve «distruggere immediatamente tutte le copie del materiale scaricato». «L'unico modo per fermare le frodi e lo spreco di denaro dei contribuenti è quello di riuscire a tracciare i flussi di pagamento e bloccare le transazioni sospette per esaminarle», ha spiegato Musk, mentre 19 stati democratici hanno fatto causa a Trump e al segretario al Tesoro Scott Bessent per aver consentito al suo staff il via libera ai dati del ministero. Venerdì, invece, un giudice ha sospeso l'iniziativa del presidente di costringere al congedo amministrativo almeno 2.000 dipendenti di Usaid, facendo seguito ad una denuncia in cui si affermava che la messa in congedo era solo uno sforzo per smantellare l'agenzia. Lo steso Musk ha negato, in un'intervista rilasciata alcuni giorni fa, l'intenzione di acquistare TikTok. E nelle settimane scorse, un altro togato ha bloccato temporaneamente l'ordine esecutivo per abolire lo ius soli definendo la misura «palesemente incostituzionale». Il tycoon, intanto, va all'assalto della cultura e azzera i vertici del consiglio del Kennedy Center, auto-dichiarandosi presidente dell'istituzione. «Ho deciso di mettere immediatamente fine» al mandato di «molte persone che siedono nel board of trustees perché non condividono la nostra visione per un'età dell'oro nella cultura e nelle arti. Annunceremo a breve un nuovo consiglio con un fantastico presidente, Trump», fa sapere The Donald su Truth. «Per tutta la nostra storia abbiamo avuto forte sostegno da membri del Congresso, repubblicani, democratici e indipendenti. Da quando abbiamo aperto le porte nel 1971 abbiamo collaborato con ogni amministrazione, e abbiamo sempre avuto un board che ha appoggiato le arti in modo bipartisan», replica il Kennedy Center ricordando la natura pubblico-privata dell'istituzione (solo il 16% del suo budget viene da fondi federali e serve alla manutenzione dell'edificio mentre il resto, che sostiene il cartellone artistico, viene dal box office, donazioni e altre fonti). Trump caccia pure la direttrice degli Archivi nazionali Colleen Shogan, nominata da Joe Biden nel 2022.
Il presidente si è lamentato per anni dell'agenzia e del ruolo che ha giocato nell'indagine del dipartimento di Giustizia sulle carte segrete a Mar-a-Lago. Quanto a Biden, Trump ha annunciato che toglierà al suo predecessore la possibilità di avere accesso a informazioni riservate. «Joe, sei licenziato» ha ironizzato il presidente.
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