Giorgia Meloni a testa in giù. L'ultimo attacco alla figura del presidente del Consiglio non arriva dal classico «leone da tastiera», ma da un uomo di cultura. Luca Dell'Atti, presidente del museo di Ostuni, tra le storie del suo profilo Instagram ha prima capovolto e poi condiviso la foto postata da Fratelli d'Italia sulla commemorazione per le vittime delle foibe a cui ha partecipato il premier.
Un gesto che richiama a Piazzale Loreto e che indigna il governo. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano ammonisce: «Chi dirige un museo, sia esso statale, privato, diocesano o civico, come nel caso di specie, ha il dovere verso la comunità di non esprimere in alcun modo opinioni offensive e di rispettare le istituzioni, consentendo al pubblico di godere del patrimonio culturale sotto la sua custodia senza pregiudizi ed evitando posizioni che non sono appropriate a un ruolo così cruciale nella formazione dell'identità nazionale». Da Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera, arriva la richiesta di dimissioni del direttore del museo, mentre il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro si domanda: «Questa volta la sinistra romperà il muro del silenzio?».
Il sindaco di Ostuni, Angelo Pomes, eletto col centrosinistra, si dissocia: «Ribadisco dice - la piena presa di distanza da quanto pubblicato a titolo personale dal presidente del Museo e, in attesa di incontrarlo per gli opportuni chiarimenti, mi riservo di assumere ogni e qualsiasi decisione per tutelare l'istituzione e tutto il lavoro portato avanti in questi mesi dall'amministrazione comunale». Il diretto interessato si è affrettato a eliminare la foto, ma il mea culpa è arrivato solo parecchie ore dopo. «A Giorgia Meloni porgo le mie scuse umane, sincere e sentite per l'immagine di pessimo gusto che ho, improvvidamente, postato sulle mie storie instagram», dice Dell'Atti che spiega di aver agito «sull'impeto di una critica (poco attenta nelle modalità) sulle posizioni assunte dalla presidente del Consiglio con riferimento alla giornata del ricordo'». E aggiunge: «Per i miei valori e la mia sensibilità, non potrei neppure concepire di augurarmi la morte di qualcuno». Da parte delle opposizioni, a livello nazionale, salvo rare eccezioni, prevale il silenzio sulla vicenda. Carlo Calenda commenta: «Inaccettabile e pericoloso. La violenza nel dibattito pubblico è un veleno per le democrazie. Basterebbe guardare ciò che sta accadendo in Usa».
Gli fa eco la renziana Maria Elena Boschi: «Dovute, anche se tardive, le scuse di Dell'Atti a Meloni. È inconcepibile che le posizioni politiche e il dissenso, seppur aspro, possano sfociare nell'istigazione alla violenza e arrivare all'uso di immagini che rievocano un periodo storico fortunatamente passato».
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