Claudio Cecchetto: "La musica non si ferma e non è mai diseducativa. Oggi si censura un artista per mettersi in mostra"

Lo storico produttore Claudio Cecchetto: "Un tempo solo la Rai silenziava i testi osé. Gualtieri? Si è già pentito e Tony Effe ha avuto grande pubblicità"

Claudio Cecchetto: "La musica non si ferma e non è mai diseducativa. Oggi si censura un artista per mettersi in mostra"
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Claudio Cecchetto non accetta la censura contro Tony Effe, escluso dal Comune di Roma dal concertone di Capodanno. Lui, che da mezzo secolo produce, inventa, organizza e crea, è una delle personalità centrali della musica italiana. Scoperto da Mike Bongiorno, a sua volta ne ha scoperti tanti. Cantanti, attori, artisti.

Claudio, cosa pensa della censura contro Tony Effe?

«La trovo assurda, come chiunque altro viva il mondo della musica. La musica è libera. Può essere solo libera. Ognuno dice quello che vuole, poi sta a chi l'ascolta decidere se è buona o no. Non riesco a capire. Cosa ha fatto Tony Effe? Un delitto? No. E allora?».

Oltretutto andrà anche al Festival di Sanremo

«Già. Non può cantare a Roma ma può cantare in tutt'Italia. Che senso ha? Anche se poi non è che Sanremo sia un passaporto. Però io dico al sindaco, l'hai chiamato? Sapevi chi era? Perché ora lo censuri?».

Dicono che nei suoi testi ci sia del sessismo. E il politicamente corretto non lo ammette. Che danni sta facendo questa ideologia all'arte?

«A me più che altro questa censura sembra un modo per mettersi in mostra. Non vorrei che l'idea della censura si espandesse, e che magari vadano a controllare i dialoghi nei film».

È sempre esistita la censura nella musica?

«C'è sempre stata , ma solo in Rai. Mi ricordo quando Je t'aime, moi non plus era in testa a tutte le Hit Parade ma la Rai non la trasmetteva».

E come faceva?

«Trasmetteva tutte le canzoni in classifica fino alla numero due. E poi l'annunciatore diceva: E al primo posto c'è Je t'aime. Fine della trasmissione».

Lei è mai stato censurato, o ha mai subito pressioni politiche?

«No, mai».

Perché secondo lei il sindaco di Roma ha deciso questa censura?

«Forse ha fatto un sondaggio e gli hanno detto che così avrebbe guadagnato consensi».

E così ha danneggiato un artista?

«Ma no, credo che al contrario per Tony Effe sia stata una grande promozione».

Se oggi si presentasse De Andrè e volesse cantare Via del Campo, che esalta una prostituta, cosa accadrebbe?

«Avrebbe lo stesso successo di allora. Uno può vietarla su un palco, o in una trasmissione. Ma se la canzone vale, trionfa. L'opera d'arte non la fermi».

Ma a lei piacciono questi trapper?

«È musica contemporanea, fatta per i giovani. Certo che io sono affezionato alla musica del mio tempo e la considero superiore. Ma questi parlano agli adolescenti, vivono i problemi degli adolescenti ed esprimono i loro gusti».

Esiste la musica diseducativa?

«No, no, per carità, non iniziamo a dare la colpa alla musica. La musica è una conseguenza della società. Ma se c'è qualcosa di diseducativo nella società non è colpa della musica: è colpa della società. O della famiglia. O dello Stato. Non è la musica che fa incazzare i giovani. I giovani sono incazzati perchè li hai fatti incazzare e l'incazzatura si manifesta nella musica».

Tutti gli altri cantanti, disertando l'invito di Gualtieri, hanno mostrato solidarietà a Tony Effe.

«Certo. Si ribellano al tentativo di imporre regole a una categoria di artisti che non può avere regole».

Secondo lei Gualtieri ora si è pentito?

«Forse sì».

Ma lei cosa pensa del politicamente corretto?

«Mi sembra un'operazione elettorale».

E può condizionare la musica e l'arte?

«No, non può. La musica e l'arte sono trasgressione. E resteranno sempre trasgressiome. Se tu mi censuri, se vuoi limitarmi, io trasgredisco di più».

Lei quando ha capito che la musica era la sua vita?

«Quando sono nato. Anche quando ero piccolissimo, se sentivo la musica mi estraniavo da tutto e ascoltavo. Poi la fortuna ha voluto che diventasse anche il mio lavoro. Ma prima che diventasse il mio lavoro era la mia anima».

Qual è il genere che l'ha influenzata di più?

«La musica americana e quella inglese. Mi trascinavano e hanno influenzato quella italiana».

La musica di oggi è usa e getta?

«Sicuramente una parte sì. Ma anche una parte della musica degli anni '60, '70 e '80 è stata gettata. Qualcosa però rimane. Anche della musica mia dicevano: usa e getta. Ma alcuni brani sono ancora vivi e vegeti. Anche alcuni brani trap resisteranno al tempo».

Cosa deve fare ora Gualtieri?

«Ormai è tardi, ma farebbe bene a richiamare Tony Effe. Il rischio è che nessuno accetti di partecipare al concerto. Un danno di immagine enorme».

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