Myanmar, l'esercito spara su una scuola. Morti 11 bambini ma la tv di Stato non lo dice

L'attacco è avvenuto una settimana fa. I militari: "Era un blitz contro i ribelli"

Myanmar, l'esercito spara su una scuola. Morti 11 bambini ma la tv di Stato non lo dice

Raffiche di mitragliatrici da elicotteri militari, e poi raid dei soldati classe per classe: almeno 11 bambini e sette adulti sono stati uccisi in Birmania - e altri 15 piccoli studenti, feriti, sono ricoverati in un ospedale nelle mani dei militari - in un attacco dell'esercito contro una scuola nel centro-nord del Paese, che ufficialmente aveva come obiettivo i ribelli armati che si oppongono al governo militare.

Un anno e mezzo dopo il colpo di stato che ha fatto precipitare la Birmania in una guerra civile, la strage di bambini conferma l'assenza di scrupoli di una giunta militare sorda alle richieste di democrazia della popolazione. L'attacco è avvenuto venerdì scorso nel villaggio di Let Yet Kone, nella divisione di Sagaing, una delle aree dove è più attivo un movimento armato di resistenza alla giunta militare. Nel weekend i media statali avevano riportato la notizia dell'assalto - senza far menzione dei bambini - parlando di una «ispezione a sorpresa» contro ribelli che trasportavano armi utilizzando la scuola come nascondiglio, e che avrebbero aperto il fuoco per primi. La portata della strage è emersa però nei giorni successivi grazie a racconti di abitanti del villaggio a siti di informazione birmani indipendenti, nonché alle foto delle classi insanguinate diffuse sui social media. L'amministratrice della scuola, Mar Mar, ha raccontato che gli elicotteri hanno iniziato a sparare mentre lei stava cercando di portare gli studenti in un nascondiglio sicuro all'interno dell'istituto, che si trova nel complesso di un monastero buddista e ospita 240 bambini dall'asilo alle elementari. «Hanno continuato a sparare dall'alto per un'ora. Non si sono fermati nemmeno un minuto» ha detto la donna, aggiungendo che poi circa 80 soldati hanno fatto irruzione sparando nelle aule. Secondo alcuni residenti del villaggio, i corpi dei piccoli uccisi sono stati cremati già il giorno dopo dai militari, per rimuovere qualsiasi traccia della strage. L'Unicef ha condannato l'azione dei militari: «Le scuole devono essere sicure. I bambini non devono mai essere attaccate», si legge in una nota del Fondo dell'Onu per l'infanzia, che chiede il rilascio «immediato e sicuro» dei 15 bambini prelevati dai militari e ancora in ospedale; secondo alcune testimonianze, alcuni dei bambini feriti hanno perso degli arti. Per quanto sia il più cruento di cui si abbia notizia, l'attacco di venerdì non è il primo contro istituti educativi dal golpe del 1 febbraio 2021: l'Onu ne ha documentati almeno 260. La strage è l'ennesima conferma di come la Birmania sia precipitata in un vortice di violenza.

La giunta del generale Min Aung Hlaing, dopo aver deposto il governo guidato da Aung San Suu Kyi, ha represso nel sangue manifestazioni della popolazione inizialmente pacifiche, e da allora la resistenza ai militari è diventata armata e si è spostata nelle campagne, spesso unendosi a milizie ribelli di gruppi etnici in guerra da decenni contro il governo centrale.

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