Natisone, le accuse: "Sarebbero vivi se soccorsi in tempo"

Christian ancora non si trova. Per l'avvocato della famiglia ci sarebbe stata una fatale sottovalutazione della situazione iniziale

Natisone, le accuse: "Sarebbero vivi se soccorsi in tempo"
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Le hanno viste tutte le immagini dei tre ragazzi sull'isolotto del Natisone, in Friuli, quando ancora non era arrivata la piena che li ha travolti e quelle di quando si sono stretti in un ultimo abbraccio nel tentativo di resistere alla furia dell'acqua.

Ma adesso che la tragedia di venerdì 31 maggio è stata ricostruita minuto per minuto, mentre ancora si cerca il corpo dell'ultimo disperso e la Procura di Udine indaga per capire se i soccorsi dei tre amici inghiottiti dal fiume sono stati tempestivi, le famiglie delle vittime cominciano a pensare che le cose sarebbero potute andare diversamente se solo si fosse intervenuti in modo più sollecito.

È l'avvocato Gaetano Laghi, che assiste i familiari di Chistian Molnar, che ancora non si trova, ad interrogarsi sui tempi degli interventi dei vigili del fuoco dopo le quattro telefonate al numero unico di emergenza partite dal telefonino di Patrizia Cormos, trovata morta con l'amica Bianca Doros. Al momento il legale non intravede reati e neanche i magistrati, tanto che l'inchiesta per omicidio colposo è ancora contro ignoti. Ma non nasconde che sì, i ragazzi si sarebbero potuti salvare: «Se i soccorsi fossero partiti tempestivamente, ovvero nel momento in cui la povera Patrizia li ha richiesti, oggi i ragazzi sarebbero vivi e a casa con i loro genitori». Solo un'ipotesi al momento, certo, dettata forse dal dolore per l'immensa tragedia, avanzata per la prima volta in modo così diretto nel giorno dei funerali delle due ragazze celebrati in Romania, il loro paese d'origine, e che solo le indagini potranno confermare.

I magistrati hanno ascoltato le registrazioni delle drammatiche telefonate: «Veniteci a salvare», imploravano i ragazzi. Quattro chiamate arrivate mentre l'acqua del fiume continuava a salire. La tragedia si è consumata nel giro di mezz'ora: alle 13.20 quando i tre arrivano a piedi sull'isolotto la situazione è normale, alle 13.35 partono i soccorsi, alle 13.50 arriva l'elicottero da Venezia ma i giovani sono già dispersi. È stato detto da tutti, anche dal presidente di Regione Massimiliano Fedriga, che i protocolli sono stati rispettati. Le indagini accerteranno se è vero o se i protocolli sono da cambiare. Dopo aver fatto un sopralluogo sul luogo della tragedia il legale si è convinto che la situazione iniziale sia stata sottovalutata.

«Mi aspetterei, da chi è preposto a ricevere telefonate e richieste d'aiuto, una preparazione tale che, avendo notizie di una persona che si trova in quel posto preciso, sappia come intervenire», ha detto. Una non comprensione della situazione che avrebbe fatto perdere momenti preziosi e la differenza tra la vita e la morte.

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