È tutto fuorché una sorpresa, ma la brutta notizia rimane tale: un tribunale di Mosca ha respinto l'appello presentato da Aleksei Navalny, confermandogli identica la condanna a nove anni di carcere che gli era stata inflitta in primo grado in un processo di evidente arbitrarietà e matrice politica. Oleg Kozlovsky, ricercatore per la Russia di Amnesty International, ha informato il mondo via Twitter. Il principale oppositore di Vladimir Putin, al quale l'agibilità politica è stata negata in ogni modo possibile e che è sopravvissuto grazie a cure in Germania a un tentativo di avvelenamento con l'agente nervino Novichok nell'agosto 2020, sarà presto trasferito in un penitenziario di massima sicurezza, secondo lo stesso Navalny quello di Melekhovo: quello attuale di Pokrov, a 150 chilometri da Mosca, non è evidentemente ritenuto da Putin abbastanza severo da impedirgli di creargli problemi.
Per problemi si intende la straordinaria capacità che Navalny dimostra, pur in circostanze durissime, di mantenere la lucidità e la volontà necessarie per far pervenire all'esterno i suoi messaggi politici. L'attivista e blogger ha finora approfittato delle visite dei suoi legali per affidare loro dei comunicati.
Ieri, invece, è intervenuto a distanza in aula da Pokrov, e quando gli è stata data la parola come sempre ha sfidato apertamente lo spirito vendicativo dell'uomo che il 17 gennaio 2021 lo aveva fatto arrestare appena sbarcato da un aereo da Berlino allo scalo moscovita di Sheremetievo, per impedirgli di diventare il riferimento dell'opposizione al suo regime. «È una guerra stupida quella lanciata da Putin ha detto Navalny - Una guerra costruita sulle bugie. Un folle ha affondato i suoi artigli in Ucraina e non so cosa voglia farne, quel ladro pazzo. L'obiettivo del mondo intero è di assicurarsi che Putin sia rovesciato quanto prima».
Ma Navalny si è spinto oltre, dimostrando incredibile coraggio. Ha affermato che la giudice che lo scorso anno aveva convertito da «sospesa» ad «attiva» la condanna a due anni e mezzo in virtù della quale egli fu inizialmente incarcerato si era in seguito pentita della sua decisione, prima di morire. «Natalia Repnikova ha detto ieri Navalny durante il processo, con parole che sono state diffuse su Twitter dalla sua portavoce Kira Yarmish è morta ufficialmente per Covid sei mesi dopo la sentenza. Ma poco prima di morire mi ha fatto sapere, per mezzo di una lettera consegnata da dei legali, di essersi pentita».
A Melekhovo, le condizioni di detenzione saranno ancora più dure, con rari permessi di visita dei familiari. Il penitenziario è stato certamente scelto, nella migliore delle ipotesi, per intimidirlo. Navalny ha scritto su Twitter che i detenuti vi vengono torturati strappando loro le unghie, ma ha ironizzato postando l'icona di chi se le dipinge: «Avrò la scusa per usare questo emoji trendy».
Esprime il suo sdegno l'Unione europea, tramite Josep Borrell: «Deploriamo la decisione di confermare le accuse politicamente motivateverso Navalny.
Il suo trasferimento è un altro passo per mettere a tacere una voce critica. Le autorità russe sono responsabili della sua sicurezza e della sua salute. L'Ue rinnova l'appello per il suo rilascio immediato e incondizionato».
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