"Navalny? Con noi non sarebbe vivo"

Putin, provocazione sul dissidente avvelenato: "Avremmo finito il lavoro"

"Navalny? Con noi non sarebbe vivo"

Per la tradizionale conferenza stampa di fine anno, il presidente russo Vladimir Putin si è dovuto «accontentare» di 774 giornalisti accreditati rispetti ai quasi 2mila dello scorso anno. Sono le regole del Covid, che ha gravemente ferito anche l'orso sovietico. Eppure, nonostante le distanze di sicurezza, con un centinaio di cronisti presenti in una delle sale della residenza del capo di stato, e gli altri dislocati al Centro internazionale del commercio a Mosca, Putin non si è risparmiato in commenti al curaro, e neppure si è sottratto alle domande sulla recente inchiesta dell'avvelenamento di Aleksej Navalnyj. «Non siamo stati noi - ha precisato sorridendo - abbiamo capacità e risorse per portare a termine qualsiasi missione, non lasciamo le cose a metà».

Putin ha accusato Navalnyj di essere appoggiato dall'intelligence americana e ha affermato che i servizi segreti russi non avevano alcun interesse a ucciderlo. A proposito di capacità e risorse, Putin si è speso sull'efficacia (non ancora confermata dall'Oms) del vaccino Sputnik V, sostenendo che «ha mostrato un'elevata efficienza. Non è stato identificato neanche un solo effetto collaterale serio». Senza dimenticare la disponibilità di AstraZeneca a collaborare con Mosca sul vaccino di Oxford. Putin non ha negato i mesi di estrema emergenza, ma «considerata la grande quantità di problemi che abbiamo affrontato, possiamo dire fiduciosamente di averli gestiti bene, forse persino meglio che in altri Paesi del mondo». Il presidente russo ha anche annunciato che si vaccinerà «appena possibile» per la sua età. «La vaccinazione di massa è il modo migliore per superare la pandemia, creerà l'immunità di gregge». Le domande più incalzanti hanno riguardato, com'era prevedibile, la politica internazionale. Sulla vittoria di Biden ha ricordato di aver riconosciuto l'esito della tornata elettorale americana, «a questo punto il mio augurio è che con il nuovo presidente si possa intraprendere un dialogo che normalizzi le relazioni tra i due Paesi». Sulla crisi in Bielorussia, il leader del Cremlino ha legittimato la contestata vittoria di Lukashenko, ribadendo al tempo stesso che la situazione a Minsk potrà migliorare «senza ingerenze esterne e con le riforme che lo stesso Lukashenko mi ha promesso». Riforme che riguardano anche la Russia, dopo l'approvazione della nuova carta costituzionale, entrata in vigore lo scorso luglio. «La Costituzione del 1993 era stata applicata in condizioni di guerra. Avevamo i carri armati in casa. I tempi sono cambiati per fortuna, ma è bene fare ogni cosa a suo tempo».

Non sembra aver fretta il presidente russo su varie questioni, tant'è che ha ammesso di non aver preso una decisione definitiva sulla propria candidatura alle presidenziali del 2024. «Manca ancora parecchio tempo e preferisco utilizzarlo per affrontare le questioni di casa nostra. Scioglierò la riserva non prima dei prossimi due anni».

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