Navi e aerei in posizione. Ue e Usa stanno alla finestra

Spinte per evitare l'escalation. Ma Washington sembra abdicare al ruolo di grande decisore internazionale

Navi e aerei in posizione. Ue e Usa stanno alla finestra
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Chi guida il mondo? La risposta - per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale - è nessuno. Può sembrare caustico, ma è la verità. Trasformando Joe Biden in un'anatra zoppa l'America ha provvisoriamente abdicato al proprio ruolo di grande potenza e grande decisore della politica internazionale. L'eliminazione del capo di Hamas Ismail Haniyeh decisa da Benjamin Netanyahu ne è la dimostrazione più evidente. Non a caso i vertici americani, a cominciare da quel segretario di stato Antony J. Blinken che ha spesso fatto le veci del presidente, hanno ammesso di non saperne nulla. In tutto questo vien da chiedersi quale sia il ruolo e la missione delle dodici navi da combattimento che, stando al Washington Post, puntano verso l'Iran. A dar retta alla Difesa Usa tra le unità in movimento vi sarebbe la portaerei Theodore Roosevelt, con la sua squadra di combattimento affiancata da tre navi anfibie con a bordo quattromila tra marines e marinai. Mercoledì la Roosevelt navigava già nelle acque del Golfo Persico assieme ad almeno 6 cacciatorpediniere statunitensi. Le tre navi anfibie si trovavano invece nel Mediterraneo. A questa flotta potrebbero affiancarsi una dozzina di altre unità che il Pentagono sta facendo allestire. La domanda è per fare cosa?

Certo sono pronte a difendere Israele in caso di attacchi degli iraniani o di Hezbollah dal Libano. Ma in nome di quale politica? Perché muovere o far sparare le cannoniere ha un senso quando si sa cosa si vuole ottenere. E, soprattutto, cosa si pretende dagli alleati in cambio del contributo alla loro difesa. In caso contrario il tutto rischia di diventare uno sterile esercizio di potenza privo di obbiettivi. Certo l'intento principale è convincere Teheran a rinunciare a una rappresaglia contro Israele e a un'escalation fuori controllo. Ma in cambio di cosa? Perché anche ai nemici bisogna offrire qualcosa. E il problema in questo caso non è solo individuare chi possa dialogare con la Repubblica Islamica, ma anche chi sia in grado di offrirgli garanzie sulle mosse di Israele. E su questo la risposta è nessuno. Anche perché le dichiarazioni che arrivano dai vertici dello Stato Ebraico non sono esattamente rassicuranti. «Israele è a un altissimo livello di preparazione per qualsiasi scenario, sia in difesa che in attacco esigeremo un prezzo molto alto per qualsiasi atto di aggressione contro di noi da qualsiasi arena», ha dichiarato ieri il premier Benjamin Netanyahu. Dichiarazioni a cui fanno da contraltare quelle di Hassan Nasrallah leader di Hezbollah secondo il quale Israele colpendo a Beirut e Teheran «ha oltrepassato la linea rossa» e deve aspettarsi la «risposta inevitabile di Hezbollah».

Ad accentuare un senso di impotenza s'aggiunge l'inerzia dell'Europa. Mentre la Spagna già pensa a come ritirarsi dalla missione libanese di Unifil Francia e Germania sono concentrate esclusivamente sulla loro politica interna. Il tutto mentre Londra mette in allarme una base a Cipro e due in Medioriente minacciate da possibili attacchi iraniani.

E la cartina di tornasole di un mondo fuori controllo ce la offrono le sette compagnie aeree (Delta, United Airlines, Lufthansa, Austrian Airlines, Brussels Airlines e Air India) che nelle ultime 48 ore, seppur in mancanza di un allerta concreto, hanno cancellato i voli per Beirut. A seguito di queste defezioni il paese mediorientale sperimenta una condizione di isolamento che sarebbe totale se non fosse per i voli garantiti da Middle East Airlines ed Etihad.

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