Nervosismo in casa dell'ultradestra AfD all'indomani del voto in Germania. I capi del partito populista e xenofobo si sono scontrati sull'interpretazione del risultato ottenuto alle elezioni federali dal movimento. Nonostante si sia confermato come primo partito in due laender dell'Est, Sassonia e Turingia, su base nazionale il partito Alternative für Deutchland ha ottenuto una quota del 10,3%, in calo di oltre due punti rispetto al 12,64% del 2017. Il conto degli eletti scenderà dai 94 ottenuti nella legislatura precedente a 83.
In conferenza stampa a Berlino, due fra i principali esponenti del partito hanno avuto un duro scambio: l'eurodeputato Jorg Meuthen ha definito il risultato «non certo un successo» e ha puntato il dito contro la candidata Alice Weidel, uno degli esponenti di punta di AfD, dicendo che «un cattivo risultato va principalmente imputato ai candidati e alla campagna elettorale che fanno». Immediata e stizzita la replica della diretta interessata: «Non permetterò a nessuno di parlare male di questo risultato», ha subito risposto Weidel, ricordando che si tratta comunque del secondo risultato «a due cifre» della storia del movimento. Secondo Meuthen, l'errore principale è stato includere nel manifesto del partito l'uscita della Germania dall'Unione europea.
In zone della Germania occidentale come Amburgo, la Baviera o il Nord Reno Westfalia, i suffragi dell'AfD sono scesi sotto percentuali a due cifre.
E in 21 circoscrizioni il partito non ha superato la soglia di sbarramento del 5%. Il suo risultato più basso, il 2,9%, è stato raggiunto a Muenster e in una delle circoscrizioni di Colonia, entrambi in Nord Reno Westfalia.
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