Carlo Nordio, ministro della Giustizia, dopo giorni di polemiche, accetta di parlare.
Signor ministro, Mattarella ha firmato sia il provvedimento sulle carceri, sia l'abolizione dell'abuso d'ufficio. Soddisfatto?
«Sì, ha firmato e non ne abbiamo mai dubitato. Anche perché i saggi consigli del presidente sono sempre stati tenuti in altissima considerazione».
Molti giornali hanno scritto nei giorni scorsi che il presidente non voleva firmare la norma sull'abuso d'ufficio perché non era d'accordo
«Sono rimasto abbastanza sorpreso delle anticipazioni fantasiose, una vera e propria ragnatela di mitologia, diffuse in questi giorni. Io capisco le polemiche anche aspre della politica, ma noto da parte dell'opposizione e di una certa stampa una sorta di lucidità nei loro propositi costantemente mediocri: quelli di inventarsi conflitti inesistenti, per mettere in imbarazzo le più alte istituzioni dello Stato. E questo non va bene».
Perché dopo lo scontro in aula con le opposizioni lei aveva chiesto un incontro col Presidente della Repubblica?
«Il presidente ha sempre dimostrato una grande sensibilità sui problemi delle carceri, e quindi abbiamo deciso che fosse opportuno informarlo sulle iniziative che stiamo adottando. Per di più, quale presidente del Csm, dev'essere informato delle difficoltà che troviamo nella soluzione del problema dei giudici di sorveglianza».
Qual è il problema dei giudici di sorveglianza?
«Che sono pochi. Da loro dipende la lunghezza nella liberazione anticipata dei detenuti che ne hanno diritto. E attualmente non è possibile integrane il numero applicando magistrati da altri uffici».
Cosa pensa dell'ordine del giorno Costa per la riduzione drastica della carcerazione preventiva?
«La carcerazione preventiva è regolata dal codice, e ancor peggio è applicata, in modo irragionevole, sia nella restrizione che nell'estensione».
Mi faccia un esempio.
«L'altro giorno un uomo ha ucciso la moglie in un accesso di rabbia e gelosia, poi è andato dai Carabinieri, ha consegnato l'arma e ha confessato. Ebbene, a rigore questo signore non si sarebbe potuto incarcerare, perché mancavano le tre condizioni note a tutti: non c'è il rischio della reiterazione del reato, perché ha ucciso l'unica moglie che aveva; non la fuga, perché si era costituito, e non l'inquinamento delle prove, perché aveva consegnato l'arma e confessato».
Quindi che fare?
«Allora il giudice deve lavorare di fantasia, perché nessuno tollererebbe un assassino flagrante a piede libero. All'estremo opposto, abbiamo decine, centinaia, migliaia di persone che vengono incarcerate prima del processo e che poi vengono assolte, o condannate a una pena sospesa. Bisogna intervenire sulla norma. Intervenendo su questa norma, ridurremmo di alcune migliaia di unità il numero dei detenuti. Va fatto».
C'è stata polemica sul provvedimento per la detenzione delle donne incinte o coi bambini piccoli. Si dice che abbiate fatto un passo indietro sul codice Rocco
«Esattamente il contrario. La normativa attuale riduce al minimo la possibilità di incarcerare una donna incinta o con bambino da accudire. Ma mi permetto di ricordare che la maternità è argomento così sacro che è quasi blasfemo farne uno strumento di impunità. Tutti hanno letto della donna che deve espiare trenta anni di reclusione, e che ha collezionato oltre 150 condanne per reati contro il patrimonio, che è sempre rimasta libera perché madre di dieci figli. È un'offesa alle donne».
Parliamo allora dei problemi delle donne e del patriarcato.
«Non sono un antropologo, ma credo che il patriarcato si sia affermato ai primordi dell'evoluzione, quando l'unico criterio di supremazia era la forza muscolare. Da lì il dominio maschile si è esteso in tutte le manifestazioni vitali, nella dimensione politica, religiosa, militare, filosofica, artistica e naturalmente sessuale. Ancora oggi il rapporto tra uomini e donne, in alcune discipline, dalla chirurgia toracica alla direzione d'orchestra è di dieci a una».
I dati ci dicono che i femminicidi sono in aumento. Non c'è adeguata tutela verso le donne o è aumentata la violenza degli uomini?
«Purtroppo entrambe le cose. Da un lato molti uomini non accettano una situazione di parità, e dall'altro molte donne sono riluttanti a denunziare le sopraffazioni, i maltrattamenti, e anche le violenze. Non sanno che lo Stato è dalla loro parte e ha predisposto molte tutele di cui potrebbero valersi».
Quali tutele?
«Per esempio l'assistenza legale gratuita. Bisogna che le donne si rivolgano subito alle strutture in grado di assisterle. Ecco perché abbiamo realizzato un opuscolo».
Quale opuscolo?
«È un depliant di cui sono molto orgoglioso, costruito da donne per le donne. La grafica è opera di Michela Pizzinat, i testi di Angela Colmellere. Spiega in modo sintetico, ma chiaro e pragmatico, la dinamica di questo triste fenomeno, e da i consigli utili per fronteggiarlo. Si parte dai segnali di allarme, per arrivare alla gravità delle pene in cui incorre il molestatore o l'aggressore. Sarà diffuso in decine di migliaia di copie, nei luoghi di lavoro, di studio, e ovunque si possa fare informazione sui rischi e sui rimedi. Abbiamo l'ampia collaborazione di tutte le più importanti associazioni del Paese, dalla Croce Rossa alla Confcommercio, oltre naturalmente alle Asl. Non sarà certo risolutivo, ma sarà comunque molto utile».
Signor ministro, non solo non calano i femminicidi, aumentano le violenze, gli stupri. Per strada, in casa, in famiglia.
«Stupri e aggressioni sono tutti odiosi, ma quelli in famiglia sono addirittura sacrileghi. Anche qui occorre un'opera educativa, perché ancora oggi ci sono mariti che considerano la moglie una res, una cosa, una sorta di oggetto sessuale».
La magistratura ha delle colpe?
«La magistratura, e anche il legislatore, hanno sicuramente molte colpe pregresse.
Basti pensare alle difficoltà, fino a pochi decenni fa, a condannare gli autori di violenza sessuale, perché si riteneva la donna quasi sempre più o meno consenziente. Fa rabbrividire pensare che, quando sono entrato in magistratura esisteva ancora il delitto d'onore, e la citazione della vis grata puellis, cioè la forza che in fondo è gradita alle ragazze».
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