"Un network di delinquenti, noi parte civile"

Il sindaco di Torino: "Tutti i partiti concordi nella condanna di queste violenze"

"Un network di delinquenti, noi parte civile"

Un sabato di passione, con il centro della città in mano agli anarchici. E il lunedì in consiglio comunale a fare il bilancio delle devastazioni subite da Torino.

Il sindaco Stefano Lo Russo è netto con il Giornale: «La città è stata attaccata da una rete di delinquenti, un network eversivo che aveva premeditato l' aggressione e si era portato dietro maschere antigas, bastoni e mazze».

I partiti si sono uniti nella condanna di quel che è accaduto?

«Tutti. Senza eccezioni. Senza se e senza ma. Ci sono stati diversi episodi di violenza nel nostro Paese nelle ultime settimane, ma questo è un unicum: il piano era stato studiato a freddo, con la complicità di frange estremistiche provenienti da diversi Paesi europei. Sia chiaro: il Comune è parte lesa e al processo ci costituiremo parte civile. Già da subito peró torniamo ai nostri progetti e allo sviluppo della metropoli».

Lei è stato il nemico numero uno della giunta Appendino e oggi i 5 Stelle a Torino sono all'opposizione.

«Opposizione dura. D'altra parte io ho vinto nel 2021 proponendo un modello diverso, lontano da quello disegnato dalla giunta Appendino».

Lei vorrebbe rientrare nel circuito olimpico con Milano e Cortina. Troppo tardi?

«Speriamo di no. Appendino si sfilò, noi ci siamo riproposti con l'Oval, per il pattinaggio, dopo la rinuncia del Trentino. Per Torino partecipare ai Giochi sarebbe molto importante, un rilancio dell'immagine a livello internazionale, insomma il miglior biglietto da visita».

La Tav?

«Naturalmente ero a favore: appena eletto, la città è rientrata nell'Osservatorio sulla Tav. Le opere vanno avanti e io sono ottimista. Quella stagione è superata, io punto alle grandi infrastrutture: stiamo cercando di far decollare anche la linea 2 della metropolitana che dovrebbe servire la parte Nord di Torino ed è stata finanziata con 1 miliardo e 800 milioni di euro».

La neo segretaria del Pd Elly Schlein si è però subito incontrata con Giuseppe Conte. Tornerà il campo largo che lei ha affossato sotto la Mole?

«Io ho sostenuto Bonaccini, peró Schlein é il mio segretario».

Sbanderà a sinistra, abbandonando il riformismo caro al governatore dell'Emilia?

«Ma no, i due avevano un programma comune con sfumature diverse, non punti contrapposti. Credo che il metodo con cui procede il nuovo segretario sia quello giusto: si elaborano i contenuti, poi ci si siede intorno a un tavolo e si vede chi ci sta».

In concreto?

«Non vado avanti per slogan e non seguo i pregiudizi. Vedremo come si muoverà Schlein. Io mi aspetto un Pd che metta al centro i temi del lavoro e della produttività rispetto alle logiche assistenziali. Sono favorevole, ad esempio, al salario minimo, ma è evidente che il tema della contrattazione deve andare a braccetto con quello della competività delle imprese».

Il governo annuncia una rivisitazione del reddito di cittadinanza. Sussidi ridotti e a termine. È d'accordo?

«L'esecutivo Meloni era partito facendo balenare l'abolizione del reddito, ora sembra che si vada verso una rimodulazione di questo strumento. Mi pare un passo in avanti, condivisibile. Ripeto, dobbiamo aiutare lavoratori e imprese e poi trovare il modo di far crescere i salari che sono rimasti indietro».

La patrimoniale?

«Se ne può parlare, ma non in modo ideologico.

Dobbiamo rivedere il sistema fiscale e solo in questa prospettiva complessiva si puó pensare a nuove, eventuali imposizioni. In ogni caso, a Torino andiamo avanti con il nostro programma. L'appuntamento con gli elettori è fissato al 2027 e ci sarà tutto il tempo per fare le necessarie valutazioni su possibili alleanze».

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