«L a moto mi ha spezzato in due, però mi ha insegnato a vivere. Lei mi ha portato via le gambe, io le ho rubato le ruote per continuare a correre e sentirmi libero».
Con queste parole il pilota cuneese Nicola Dutto, risponde a chi gli chiede dove ha trovato la forza di ricominciare a gareggiare dopo il terribile incidente che nove anni fa gli ha provocato una lesione midollare e lo ha inchiodato su una sedia a rotelle. Le gambe sono rimasta bloccate, schiacciate contro quell'ostacolo lungo il percorso di gara che in un attimo ha rivoluzionato la vita di un giovane pilota che aveva già conquistato due titoli europei e due italiani, ma il cervello no. Quello ha continuato a correre. Perché come dice Nik Dutto: «In moto come nella vita, gli ostacoli si superano prima con la testa». E la sua, di testa, ne ha fatta di strada da quel maledetto giorno dello schianto, fino a farlo diventare il primo pilota paraplegico a gareggiare a livello internazionale con i normodotati, con piazzamenti da metà classifica in su.
Così, ad un anno dalla partecipazione alla Parigi-Dakar, Nicola Dutto, è pronto per affrontare una nuova sfida: l'Africa Eco Race 2020, in programma dal 5 al 19 gennaio. Un rally raid che si svolge in più giornate con prove speciali molto lunghe, organizzato dal veterano francese Hubert Auriol, al via ogni anno su quelle che furono le rotte della Parigi-Dakar. Prima della partenza ufficiale - prevista il 4 gennaio a Montecarlo - Nicola Dutto ha voluto raccontare le difficoltà della gara e le strategie per superarle, in un incontro organizzato da Confcommercio con i fan di Cuneo, la sua città natale. «Dopo la delusione di essere stato eliminato prima della quinta partenza alla Parigi-Dakar - ha raccontato il pilota cuneese - perché come paraplegico non rispondevo al format della gara, ora sono pronto per i 6mila e 13 chilometri, suddivisi in 12 tappe, dure e spettacolari che mi porteranno sulle rive del Lago Rosa, in Senegal». Per affrontare la competizione ci sono voluti mesi di preparazione, che Nicola Dutto ha affrontato con la moglie Elena, diventata la sua ombra dopo l'incidente in gara. Ad accompagnarlo lungo le piste del deserto, ci saranno i piloti Cristian Ghirardi e Stefano Baldussi. Farà parte dello staff di assistenza anche Massimo Camia, lo chef stellato di La Morra che ha paragonato Dutto a «un brasato di quelli così forti da essere al limite del mangiabile».
Per poter risalire in sella, Nicola Dutto ha modificato la sua moto, una Ktm, fino a renderla perfetta per le sue esigenze e così ha potuto correre la Baja Espana Aragon in Spagna - 500 km in due tappe -, piazzandosi 24esimo su 48 ma solo per un problema alla moto che gli ha rubato una ventina di minuti. Senza questo intoppo si sarebbe classificato 15esimo. Nel 2013 ha partecipato alla Baja 500 in Messico, 800 km nonstop su un tracciato particolarmente difficile e faticoso. Nel 2017 e nel 2018 ha invece portato a termine il Merzouga Rally e Hearts of Morocco.
«Dopo anni di riabilitazione - ha ricordato il pilota - tornare in sella ad una moto è stato come assaporare un dolce dopo una lunga dieta. Quando sono in moto mi dimentico dei miei problemi quotidiani e mi pare di essere quello di prima. L'incidente mi ha stravolto la vita ma io sono riuscito a riconquistare i miei sogni».
La vita di Nik Dutto è come le sue gare: faticosa, difficile e senza un attimo di sosta fino all'obiettivo.
Obiettivo che lui ha raggiunto grazie alla sua forza di volontà e al suo coraggio ma anche grazie all'aiuto di Elena, la donna della sua vita, la mano forte che ad ogni gara lo accompagna al traguardo per donargli il giusto equilibrio che gli permette di volare verso la sua libertà.
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