Ha conservato il suo spirito combattivo, si sta allenando tutti i giorni ed è felice del sostegno di molte persone. Ma Evan Gershkovich, reporter del Wall Street Journal arrestato in Russia, rimane in carcere. Il giornalista americano è stato portato ieri davanti alla corte del tribunale di Mosca per un udeinza pubblica in cui, come peraltro ampiamente prevista, è stata respinta la richiesta di scarcerazione.
Gershkovich, primo reporter americano arrestato dalla Russia con accuse di spionaggio dai tempi della Guerra Fredda, è in carcere dallo scorso 29 marzo. In aula al suo fianco anche l'ambasciatore americano Lynne Tracy ma la richiesta di scarcerazione, presentata dai suoi legali, è stata rigettata. Il team legale del giornalista ha spiegato di aver proposto al tribunale una cauzione di circa 612.000 dollari per la scarcerazione ma il tribunale ha negato la possibilità. «Abbiamo suggerito di prendere in considerazione la scelta di misure preventive non legate all'isolamento dalla società, compresi gli arresti domiciliari, dal momento che Evan ha una registrazione nel territorio di Mosca o una cauzione. Dow Jones, il proprietario del Wsj, ha fornito una lettera di garanzia che se Evan fosse rilasciato dalla custodia ma la nostra richiesta è stata respinta», ha detto l'avvocato Maria Korchagina.
Duro il commento dell'ambasciatrice Lynne Tracy che ha definito «prive di fondamento» le accuse a suo carico. «Merita di tornare a casa. Chiediamo alla Federazione russa di rilasciarlo immediatamente», ha detto, chiedendo anche il rilascio di Paul Whelan, l'ex marine anche lui accusato di spionaggio e detenuto da più di quattro anni in Russia.
Probabile che mosca utilizzi il reporter come merce di scambio per ottenere la liberazione di un prigioniero russo, come accaduto con il caso della cestista Brittney Griner, scarcerata dopo mesi di detenzione in Russia.
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