Niente centro senza il centrodestra. E il governo si rafforza

I passaggi da Azione a Forza Italia e Noi Moderati rimandano l'immagine di una maggioranza che a quasi metà legislatura è ancora attrattiva

Niente centro senza il centrodestra. E il governo si rafforza
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La disgregazione parlamentare di Azione non racconta solo il fallimento del tentativo di costruire un centro autonomo e distinto dal centrodestra. Ma pure l'inusuale travaso di deputati e senatori che - arrivati quasi a metà legislatura - vanno a ingrossare le fila della maggioranza. Un percorso in controtendenza con innumerevoli precedenti, perché la politica dice che con il passare dei mesi i governi (e quindi le maggioranze) tendono a sfilacciarsi più che a saldarsi, vittime di incidenti di percorso e incomprensioni. Il trend oggi è opposto. E d'altra parte fa il paio con una premier che continua a registrare un gradimento molto alto e il cui partito - Fratelli d'Italia - resta nei sondaggi intorno al 30% anche dopo i non facili giorni della vicenda che ha portato alle dimissioni del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Oltre al dato politico, insomma, c'è quello della percezione verso l'esterno, che evidentemente rimanda l'immagine di un governo più che solido. E con l'area al centro del centrodestra che si rinforza.

In Forza Italia si sono registrati gli arrivi di Enrico Costa (da Azione) e di Giorgio Lo Vecchio (dal M5s). E si attende a giorni anche Andrea de Bertoldi (dal Misto, ma eletto con Fdi). Un passaggio, quest'ultimo, che Antonio Tajani avrebbe concordato con Giorgia Meloni. Ma i nuovi ingressi potrebbero non essere finiti qui, perché sono in corso interlocuzioni con altri esponenti di Italia viva. Verso la maggioranza si spostano anche Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Giusy Versace. Anche loro hanno lasciato Azione e sono dirette verso Noi Moderati, il movimento di Maurizio Lupi.

Anche questo un passaggio concordato con Meloni, che non vede di cattivo occhio il fatto che il centro del centrodestra si rafforzi da un punto di vista parlamentare. Non tanto perché ci sia un problema di numeri, quanto perché - per quanto piccolo - è comunque il segnale di una maggioranza ancora in salute e attrattiva.

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