Ora è ufficiale. La guerra in Ucraina non finirà né tra settimane né tra mesi, ma durerà almeno qualche anno. Ad ammetterlo sono il generale Mark Milley, comandante in capo delle forze Usa, e il segretario generale della Nato Jean Stoltenberg. Milley analizzando la situazione in Ucraina parla di un conflitto «molto prolungato» la cui durata si misurerà «sicuramente in anni» e in cui «la Nato, gli Stati Uniti e tutti gli alleati saranno coinvolti per lungo tempo». Dichiarazioni in linea con quelle del Segretario Generale dell'Alleanza Atlantica. «Dobbiamo prepararci - spiega Stoltenberg - a un lungo conflitto. La guerra può durare mesi o anche anni».
La doppia ammissione fa capire che né gli Stati Uniti né la Nato sono pronti a un cessate il fuoco russo capace di congelare la situazione sul campo e garantire a Mosca il controllo dei territori conquistati sul fronte sud orientale. I principali stati membri dell'Alleanza sembrano assecondare un presidente ucraino Volodymyr Zelensky molto deciso, ultimamente, nell'escludere qualsiasi concessione territoriale a Mosca. Da Washington e Londra fino a Kiev si starebbe imponendo la linea di chi ritiene che la priorità politica, strategica e diplomatica non sia quella di arrivare a un cessate il fuoco, ma di sfruttare il conflitto ucraino per logorare la Russia e favorire una destituzione di Vladimir Putin seguita da un condanna per crimini di guerra davanti al tribunale internazionale.
Uno scenario avvalorato da un articolo, basato su indiscrezioni interne alla Nato, apparso martedì sul Washington Post. Secondo il quotidiano molti paesi dell'Alleanza sono assolutamente contrari a qualsiasi intesa che sembri una «vittoria» di Mosca. Proprio per questo si preferirebbe lasciare gli ucraini «combattere e morire» anziché impegnarsi per ottenere «una pace arrivata troppo presto». La linea della guerra a oltranza, sostenuta da parti rilevanti dell'amministrazione statunitense e dal governo inglese, troverebbe molti consensi in Polonia e nei Paesi baltici dove si teme che un «apparente vittoria» russa in Ucraina «suggerisca» a Mosca ulteriori attacchi ai paesi confinanti.
La virata della Nato verso posizioni poco conciliabili con una trattativa emerge anche dai discorsi di Zelensky. Il presidente ucraino, sempre attento a stimolare le posizioni più irriducibili all'interno dell'Alleanza, non ha esitato ad invocare davanti all'Onu una «Norimberga 2» per Vladimir Putin e i vertici politici militari della Russia. Ora, al di là del fatto non irrilevante che il processo di Norimberga fu preceduto da una guerra mondiale, è difficile non notare come l'idea di processare i vertici russi rappresenti il concretizzarsi delle dichiarazioni di un Joe Biden che dopo aver definito Putin un criminale di guerra (15 marzo) ne ha, subito dopo (26 marzo), invocato la rimozione. Ora è chiaro gli orrori di Bucha contribuiscono a inasprire le posizioni. Non va però dimenticato che in piena Guerra Fredda le invasioni di Ungheria, Cecoslovacchia e Afghanistan non furono mai accompagnate dalla richiesta d'incriminazione dei leader sovietici.
Anche perché in un contesto di possibile guerra mondiale o nucleare mettere alle spalle il nemico minacciando di destituirlo e di metterlo alla sbarra equivale non solo a compromettere un possibile negoziato, ma anche a incoraggiare scelte estreme. Proprio per questo la guerra in Ucraina rischia di durare a lungo. O di trasformarsi in qualcosa di ancora peggiore.
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